È sempre triste quando qualcosa che hai contribuito a creare finisce.
Lo è ancor di più se nel suo piccolo è stato una cosa grande.
Per motivi qui di nessun interesse, Antani , storico remailer italiano, anzi fiorentino, ha chiuso silenziosamente i battenti all’inizio di febbraio.
È stata per me una occasione di ulteriore riflessione di cosa voglia dire, qui e oggi, dedicare tempo, risorse e tranquillità alla tutela di quello che rimane dei diritti civili in Rete. È purtroppo anche una misura, isolata ma probabilmente significativa, eseguita con il termometro che misura quanto sia ormai ampio il distacco dalla realtà della maggior parte degli utenti della Rete.
Certo, non sembra molto importante parlare del destino di un oscuro server pubblico, visto che solo pochi lo usavano, e neppure del suo minimo ma non nullo valore quale garanzia di libertà; viviamo nel mondo in cui orde di adolescenti ma anche di anziani professionisti vivono attaccati a Facebook, Gmail e Google Docs, quindi il “benaltrismo” suggerirebbe di occuparsi di questa catastrofe, e non di uno strano derivato della parole di certi Amici Miei .
Questa non è nemmeno la pagina giusta per parlare dei problemi della deanonimizzazione e della reidentificazione dei dati raccolti in maniera automatica. Questo tema, che è sia interessante che agghiacciante, è esposto in maniera molto accessibile nel paper di Paul Ohm “Promesse infrante della Privacy” (in inglese); chi, leggendolo, avesse poi voglia di approfondire, potrebbe esaminare alcune relazioni molto specialistiche presentate lo scorso anno al simposio PET 2009 sulle tecniche di analisi informatica dei dati raccolti dalle comunità sociali, e magari farsi vivo ad e-privacy 2010 .
Ma non divaghiamo, la mia personale opinione è che si debbano fare tutte e due le cose: preoccuparsi delle nicchie tecnologiche della privacy come i remailer *E* affrontare i temi importanti come l’effetto sulla privacy delle comunità sociali.
Essendo questo un requiem, concludo con un positivo “Non fiori ma opere di bene”. Questo non è il momento per parlare male di Facebook, ma per cercare di fare qualcosa di costruttivo per la rete dei remailer.
La rete dei remailer Mixmaster , di cui Antani faceva parte, è concettualmente vecchia, ma non è stata mai sostituita da niente di più moderno e utilizzabile. Esiste una implementazione moderna di un remailer, che si chiama Mixminion , già funzionante ma il cui sviluppo è fermo da anni, non per demerito del progetto stesso, ma perchè è stato vittima del successo di un altro progetto, cioè di Tor , portato avanti dagli stessi core developer che a quest’ultimo si sono dedicati totalmente.
In accordo con loro e in loro rappresentanza propongo quindi di rilanciare il progetto Mixminion, sviluppando le due ultime parti mancanti, che sono progetti alla portata sia un piccolo gruppo che di singoli individui. A Mixminion mancano una interfaccia grafica e un sistema di directory ridondato.
Il primo lavoro, più piccolo, deve essere svolto in un ambiente di sviluppo grafico multipiattaforma, mentre il secondo, che richiede competenze crittografiche e di sviluppo C e/o Python, più complesso e che necessita di un piccolo gruppo, ha comunque la strada già ben tracciata perché si tratterebbe di trapiantare in Mixminion il sistema di directory di Tor, funzionante e ben collaudato. Ambedue i lavori possono essere realizzati sia come classico sviluppo collaborativo open, sia come lavoro di tesi in ambito informatico o di ingegneria del software.
Chi fosse interessato ad approfondire la cosa può contattarmi a questo indirizzo .
Sono contento di questo “rilancio”; rassegnarsi è fatale.
Ora tocca a voi.
Lo Slog (Static Blog) di Marco Calamari
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