Cassandra è caduta preda della solita smania delle citazioni, in questo caso una dell’ottimo Samuel R. Delany , del suo pregevole romanzo ed altre ancora, che il drappello dei 24 instancabili lettori troverà nel seguito.
Ma questo raptus è accaduto durante il germinare di un seme gettato tra i pochi neuroni di Cassandra nientemeno che dal Presidente degli Stati Uniti d’America Barak Obama all’inizio di quello che è ormai stato battezzato ” Datagate “, e che è oggi fiorito completamente ascoltando una diretta dalla Camera dei Deputati di alcune interrogazioni presentate da parlamentari di vario colore e competenza, e delle relative risposte (o mancanza di) dei membri del Governo ed in particolare del nostro ministro degli Esteri.
Argomentazioni portate avanti a forza di “i nostri alleati americani” (alleati contro chi?), “i nostri partner europei” (partner in cosa?), “se queste intercettazioni sono realmente avvenute” (esiste chi ha ancora qualche dubbio?).
Tutto l’ affaire Datagate, le peripezie di Edward Snowden ed il destino della società dell’informazione come la conosciamo oggi si sono apparentemente intrecciate in quello che Valentine Michael Smith avrebbe definito una “cuspide”.
Ma ce ne rendiamo conto?
Un men che trentenne sysadmin (ok, lavora per l’NSA, ma non è questo il punto) riempie una penna USB con qualche file dei suoi utenti, prende un aereo e ventiquattr’ore dopo il capo della massima superpotenza terrestre balbetta un messaggio di precisazioni e scuse in mondovisione, ed un paio di settimane dopo la valanga di fatti (più che altro di discorsi, in effetti…) coinvolge tutte le diplomazie del mondo ed arriva persino dentro il nostro non certo attento o competente Parlamento.
Ed il fenomeno non accenna a smorzarsi.
Cosa sta succedendo? Non in termini dei particolari della vicenda, ma in termini generali.
La Teoria delle Catastrofi di Renè Thom, teoria matematica dal nome coinvolgente e molto popolare negli anni sessanta e settanta enuncia un principio che si può riassumere così: “una catastrofe è un punto critico (o singolare) degenere di una superficie liscia (ovunque derivabile) definita in uno spazio euclideo di dimensioni n; quando il sistema descritto dalla superficie si avvicina e raggiunge il punto critico, avvengono radicali ed improvvise modifiche nel comportamento del sistema”.
Per riassumere, un piccolo spostamento del sistema, per esempio il movimento di una persona dagli USA ad Hong Kong o di un pacchetto di bit molto particolari, modifica il comportamento di tutti gli esseri umani, connessi o meno alla Rete.
Che ad un piccolo spostamento del sistema, in questo caso il mondo/la Rete, corrispondano grossi ed istantanei cambiamenti è una caratteristica dei modelli catastrofici, non di quelli, forse più popolari, della teoria del Caos che invece parla di evoluzione dei sistemi, nei quali un piccolo effetto cambia le condizioni future, una farfalla batte le ali a Pechino e dopo due giorni piove a New York.
Qui no, il problema è stato istantaneo, e sembra che la teoria delle catastrofi descriva meglio l’avvenimento: una “farfalla” è volata dall’America all’Asia ed il mondo ha iniziato a cambiare o è cambiato di colpo. Istantaneamente.
Cassandra se rende conto: questo è un ragionamento quasi indegno di essere chiamato tale, infatti si è svolto tra un gruppo di pochi e stanchi neuroni. Ma a Cassandra sembra proprio che ci si avvicini ad una transizione “catastrofica” della società dell’informazione. Un punto di non ritorno, un cambiamento di fase, una trasformazione epocale ed irreversibile delle coscienze e della società.
Niente sarà più come prima, almeno nella Rete.
E forse è già successo e questi avvenimenti sono semplicemente la scoperta o l’annuncio di un nuovo ordine, forse la strada che gli eventi sembrano seguire è già tracciata come un binario verso la sua inevitabile conclusione.
Al capolinea però non troveremo il Grande Fratello, Cthulhu o i Rettiliani, ma semplicemente una società, un mondo molto, ma molto molto, ma molto molto molto meno libero di quello in cui viviamo (o crediamo ancora) di vivere oggi.
Però Sarah Connor diceva che il futuro non è ancora deciso: e se avesse ragione?
Allontanarci dal punto catastrofico, passarci solo vicino ed andare oltre forse è ancora possibile, solo una questione di volontà… Oppure no?
Marco Calamari
Lo Slog (Static Blog) di Marco Calamari
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