Niente di emozionante o fantascientifico, l’assassino in oggetto non è un drone armato di missili o un cannone robotizzato , sui cui Cassandra ha già edotto i suoi 24 instancabili lettori, ma un semplice software commerciale scritto da normali (o forse subnormali?) programmatori.
La cosa interessante è invece che la definizione di “assassino” non è dovuta all’opinione di Cassandra ed alle sue categorie morali, ma ad una sentenza definitiva emessa da una Corte degli Stati Uniti, brevemente riportata su Slashdot, e che è stata praticamente ignorata dai media. Succede, particolarmente quanto grandi aziende sono coinvolte.
Navigando i link inclusi nell’articolo di Slashdot qualcuno potrebbe notare che, a parte quelli ad altri articoli, i documenti ed i post sui blog non sono più disponibili. Anche questo talvolta succede, come altre cose sono successe nel corso di questa pluriennale vicenda.
Grazie alla Rete però non è difficile ritrovare la cosa più interessante, cioè la trascrizione della testimonianza del perito tecnico che descrive il “carattere” del nostro assassino.
Cassandra non è interessata al caso particolare, e per togliere ogni attesa di emozioni vi racconta il finale: tre milioni di dollari hanno chiuso la questione.
Ma il nostro protagonista? Il software “omicida”? Cosa faceva?
Beh, aveva il banale incarico di decidere quanta benzina far arrivare al motore di un’auto di marca ben nota.
La sentenza dice che ad un certo punto, per motivi dimostrati oltre ogni dubbio, ha preso una cantonata nel calcolare quell’unico numero, la macchina ha accelerato da sola a tutto gas, si è schiantata ed una donna è morta.
Di questi casi pendenti nelle corti americane ve ne sono altri, ma questo è il primo che arriva a conclusione, ed è destinato a far storia e precedente. Merita di essere studiato e seguito come Cassandra ha fatto, prima per curiosità e poi per reale interesse per anni.
“Ci ha già raccontato il finale, quindi cosa resta da dire?” penseranno alcuni dei 24.
No, anche se per cinismo, al di là dell’umana comprensione, in un mondo come questo una vita che si spegne ed un prodotto difettoso non interessano più di tanto. Ma interessa capire il perché di vicende come questa.
Ed il perché deve essere ricercato nei metodi con cui sono fatti i prodotti ripieni di software invisibile, e nella qualità percepita o propagandata di questi prodotti rispetto a quella reale.
Come succede spesso nei software chiusi e proprietari, il software viene scritto in fretta, modificando software preesistenti e non documentati, già modificati molte volte; il lavoro viene svolto da programmatori in un altro continente, usualmente pagati poco e stressati molto. Poi di test se ne fanno, anche tanti, ma sempre partendo da un software di bassa qualità: in questo modo l’imprevisto spesso passa ogni filtro ed ogni test e rimane sempre in agguato fino al momento di funzionare in maniera scorretta o, come in questo caso, di uccidere.
Tante responsabilità potrebbero essere individuate, ma nel disinteresse di chi paga per i prodotti e potrebbe ben farsi sentire con la voce assordante dei propri soldi è da cercare la responsabilità maggiore.
Cari consumatori che ascoltate, se cercate il colpevole ultimo, non quello occasionale, non andate a caccia di multinazionali “cattive” che fanno solo il loro mestiere. Lo trovate facilmente in una splendida citazione : “Com’è accaduto? Di chi è la colpa? Sicuramente ci sono alcuni più responsabili di altri che dovranno rispondere di tutto ciò; ma ancora una volta, a dire la verità, se cercate il colpevole… non c’è che da guardarsi allo specchio.”
Marco Calamari
Lo Slog (Static Blog) di Marco Calamari
Cassandra Crossing/ Scuola formazione e pensiero