Cassazione: Anonymous a delinquere

Cassazione: Anonymous a delinquere

Gli ideali su cui si fonda la magmatica associazione di hacker non giustificano i reati commessi dalle sue cellule. La sentenza della Suprema Corte
Gli ideali su cui si fonda la magmatica associazione di hacker non giustificano i reati commessi dalle sue cellule. La sentenza della Suprema Corte

Per la Cassazione italiana il gruppo Anonymous, con la sua organizzazione cellulare volta a perpetrare attacchi informatici ai siti di aziende o istituzioni, può essere considerata “un’associazione per delinquere” e così non si possono rivendicare attenuanti legate alla natura ideale delle azioni compiute in suo nome .

Secondo il giudice supremo, dunque, per quanto vi possano essere motivazioni “lusinghiere e meritorie”, un “accordo per introdursi abusivamente su siti altrui costituisce di norma un reato, a prescindere dalle finalità che animano chi lo faccia”

La sentenza 50620 emessa dagli ermellini si inserisce nel caso legato all’arresto di Gianluca Preite, nel corso dell’ operazione Tango Down : in nome dei valori espressi da Anonymous, aveva effettuato accessi abusivi a sistemi informatici insieme ad altri. Con la sentenza la Corte di Cassazione ha confermato la custodia agli arresti domiciliari per l’hacker e, soprattutto, approfondito la natura delle operazioni legate ad Anonymous .

La Corte è così arrivata alla conclusione che Anonymous “può assimilarsi a una organizzazione non statica, operante in una dimensione di per sé aperta e non individuabile su una base meramente territoriale”, in cui cellule diverse possono aver pianificato diverse iniziative illecite.

Questo significa che il reato di Preite connota anche quello di associazione a delinquere, ipotesi fortemente osteggiata dalla difesa sostenuta da Carlo Taormina, avvocato di Preite, secondo cui “la finalità ideale dei valori perseguiti da Anonymous, in ipotesi coincidente con principi largamente condivisi nel tessuto sociale, escluderebbe per questo stesso motivo la possibilità di discutere di reati associativi”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
17 dic 2013
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