Non usano il cellulare per telefonare ma approfittano di semafori, rallentamenti e stop per scrivere SMS, controllare l’email o verificare che l’iconcina di Snake XVI, la vecchiaia sia ancora presente: sono gli utenti di telefonia mobile italiani che non sembrano proprio volersi rassegnare al divieto di utilizzo del cellulare alla guida. La Cassazione ieri è intervenuta per ribadirlo: non è solo vietato parlare tenendo il cellulare in mano, è anche vietato smanettare nella rubrica .
Il messaggio che la Corte ha voluto dare appare chiarissimo: il cellulare mentre si è alla guida di un’automobile non può essere utilizzato. L’unico gesto consentito è rispondere alle telefonate ma soltanto se si dispone di vivavoce o auricolare “che non richiedono per il loro funzionamento l’uso delle mani”. Tutte e due le mani, cioè devono rimanere sul volante in qualsiasi momento. Può annoiare, può persino affaticare, può sembrare pleonastico ma quel volante e quelle mani devono stare appiccicati l’uno alle altre per tutto il viaggio.
“L’uso del cellulare per la ricerca di un numero telefonico nella relativa rubrica – hanno scritto i massimi giudici – o per qualsiasi altra operazione dell’apparecchio consentita, risulta censurabile in quanto determina non solo una distrazione in genere, implicando lo spostamento dell’attenzione dalla guida all’utilizzazione dell’apparecchio, ma anche l’impegno di una delle mani sull’apparecchio con temporanea indisponibilità e comunque consequenziale ritardo nell’azionamento dei sistemi di guida”.
Per dirla in altre parole: chi tocca il cellulare se la rischia, in tutti i sensi. Come sempre, l’esternazione della Corte di Cassazione non è piovuta dal cielo ma si deve al ricorso presentato da un cittadino piemontese e giudicato “manifestamente infondato”. All’uomo nel 2005 era stato verbalizzato l’utilizzo del cellulare alla guida e per questo multato. Il precedente ricorso presso il giudice di pace di Alessandria si era risolto con una decisione sfavorevole al guidatore. Da qui la decisione di ricorrere in Cassazione, sostenendo che l’articolo 173 del Codice della Strada si limiterebbe a sanzionare “il solo uso del cellulare ai fini della conversazione telefonica”.
L’uomo in più occasioni, e nel suo ricorso, ha spiegato che l’utilizzo del telefonino era legato esclusivamente alla necessità di visionare dati presenti nella rubrica . Una dichiarazione che non è piaciuta alla Corte. Secondo la Cassazione infatti il senso ultimo della normativa consiste nel fatto che quando si guida un automezzo ci si debba comportare “in modo da non costituire pericolo o intralcio per la circolazione”. Passare il ditino sul cursore per contare quanti slot si possono liberare in rubrica, insomma, è meglio farlo a motore spento.
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