Dietro la grande nuvola nera che in giornata gli automobilisti transitati sulla A4 hanno potuto vedere, si cela una grande storia di innovazione e made in Italy. Ad andare in fumo presso Cavenago, infatti, è una delle eccellenze europee dell’idroponica: si tratta dello stabilimento della Planet Farms, azienda fondata da Luca Travaglini e Daniele Benatoff.
Incendio di Cavenago: brucia la Planet Farms
Al momento la situazione non consente di dare una lettura delle cause che hanno portato al vasto incendio che ha pressoché distrutto i locali e la produzione. L’azienda brianzola produce vari tipi di insalata “in verticale”, ossia attraverso la miglior gestione possibile dello spazio e dell’acqua per ottenere una coltivazione sana e sostenibile.
Uno stabilimento simile nasceva per coltivare, anzitutto, un sogno:
il Vertical Farming aiuta le città a diventare autosufficienti a livello agroalimentare, producendo cibo a ridosso dei centri urbani, vicino al consumatore finale, e consegnando prodotti freschissimi sempre disponibili e accessibili.
Meno sprechi, minor uso di pesticidi, illuminazione tramite led appositamente progettati, sfruttamento massimizzato dell’acqua per ridurre al minimo l’impatto ambientale, utilizzo dell’Intelligenza Artificiale per l’automazione di tutti i processi. Decine di milioni di Euro erano già stati raccolti da vari finanziatori che avevano creduto in questa realtà e nel modo in cui avrebbe potuto impattare sull’approvvigionamento sostenibile dei negozi dell’hinterland milanese.
Qualcosa, però, è andato storto e la nube di oggi rappresenta una grave battuta d’arresto per l’intero progetto.
Con la nostra filiera estremamente breve e integrata accorciamo la distanza seme-tavola producendo vicino al centro di consumo e solo quanto serve. In questo modo riduciamo le emissioni legate al trasporto e gli sprechi alimentari.
Al momento le pagine social del gruppo non hanno ancora commentato quanto accaduto: i vigili del fuoco sono al lavoro per contenere l’incendio ed il danno, ma già è noto che non ci sono feriti. Fin dai prossimi mesi il gruppo avrebbe dovuto aprire un nuovo stabilimento da ben 40 mila metri quadri in provincia di Como, con un ampio impianto fotovoltaico per l’alimentazione della catena produttiva e con una facciata in legno che vuole richiamare alla natura ed all’integrazione con il territorio.
Prima di tagliare i nastri all’impianto di Cirimido occorrerà però capire cosa sia accaduto a Cavenago e quanto del primo stabilimento sarà possibile riportare in produzione.