Creative Commons (CC) ha pubblicato un rapporto con lo scopo di specificare il significato di uso non commerciale (NC). Arrivano così i risultati di uno studio iniziato da quasi un anno dalla Netopop Research per conto di CC e grazie ai fondi della Andrew W. Mellon Foundation.
Interrogando la società civile con questionari, sondaggi e, in una fase successiva, con interviste più specifiche, la ricerca vuole cercare di arrivare alla definizione del labile confine esistente tra utilizzo commerciale e non commerciale di un’opera.
La crescente diffusione dell’utilizzo delle licenze CC, d’altronde, rende l’argomento scottante, e anche se i risultati sono geograficamente limitati agli Stati Uniti, è interessante avere un prospetto delle opinioni delle persone per lo studio divise in creatori ed utilizzatori.
Lo studio si chiede anche quanto sia importante la categoria NC, nell’ipotesi di una futura riforma della licenza CC sarebbe infatti possibile modificare questo aspetto ancora confuso in una zona grigia del diritto, mettendo a disposizione più specificazioni o limitandolo. Lo scopo essenziale di CC è garantire alle opere effetti network sostanziali, così da spingerle verso il successo attraverso una diffusione più libera rispetto a quella di cui gode un’opera con tutti di diritti riservati. Una definizione poco chiara dell’opzione NC a volte finisce per limitare l’autore stesso (che vede la sua opera non utilizzata anche nei casi limite, per esempio quando un possibile richiedente ha troppe difficoltà a rintracciare direttamente il creatore).
La previsione NC, si legge come esempio nello studio, già non è utilizzata nel FLOSS (per i software non esiste proprio), come neanche in Wikipedia ed è molto limitata per argomenti di scienza e educazione, che generalmente si limitano a CC BY o BY-SA. Principalmente resta un’opzione essenziale per le opere musicali o le pubblicazioni su cui si potrebbe creare un fruttuoso giro d’affari. Sempre che si faccia chiarezza su dove inizia l’uso commerciale.
Una prima definizione di uso commerciale si riferisce ad “un utilizzo principalmente indirizzato allo sfruttamento commerciale o per un compenso economico”. E da questa sono partite le domande del sondaggio che per approssimazione hanno cercato di ottenere un confine univoco. Sicuramente non commerciali sono naturalmente gli usi privati, mentre commerciali sono ritenuti gli utilizzi connessi a pubblicità online o direttamente a profitti monetari (con l’eccezione delle organizzazioni non profit che con le entrate coprono solo i costi di sostentamento). Tuttavia resta ancora poco chiara la definizione di uso privato, costi di sostentamento, pubblicità online.
Anche se il sondaggio rappresenta almeno un piccolo passo avanti, la materia non può ancora prescindere dalla necessità di valutare caso per caso .
Claudio Tamburrino