Roma – Gentile redazione, vi scrivo a proposito della mia esperienza con i CD musicali protetti. Circa un mese fa ho acquistato un lettore di CD compatibile con i file MP3 per ascoltare musica mentre vado al lavoro in autobus. In seguito a tale acquisto ho convertito alcuni degli album della mia piccola discoteca nel famoso formato compresso e li ho poi ascoltati con comodo dal mio lettore.
Pochi giorni fa ho acquistato un disco che recava la scritta “Questo CD è protetto da una tecnologia anticopia”. Poco male, penso, in fondo io canto per hobby e se un giorno diventassi famoso, vorrei che i miei fan acquistassero il disco originale. E per dare il buon esempio, posso dire che nella mia piccola discoteca c’è solo un disco “contraffatto” ogni cento rigorosamente originali.
Naturalmente, dopo aver letto gli articoli pubblicati da voi su queste tecnologie, mi aspettavo di trovare qualche difficoltà nell’aggiungere questo disco alla mia collezione “portatile”. E in effetti, inserito nel CD-ROM del PC non c’è stato modo di eseguire i brani.
Così, ho inserito il “CD protetto da una tecnologia anticopia” nel mio normale lettore CD dell’impianto HiFi. Ho collegato l’uscita digitale del lettore all’ingresso del mio LiveDrive della Sound Blaster e con il software fornito in bundle con la scheda ho acquisito i brani. Vorrei far notare che non essendoci stato nessun passaggio analogico, i file wav che ho ottenuto sono esenti da qualsiasi fruscio di fondo e sono ragionevolmente fedeli agli originali.
Suppongo sia evidente che se fossi stato un “pirata”, a questo punto della storia avrei potuto masterizzare infinite copie del “CD protetto da una tecnologia anticopia”, al solo prezzo di aver effettuato l’acquisizione alla velocità normale di lettura dei brani (1x).
Grazie alle connessioni digitali offerte da tutti gli apparecchi in commercio, mi basta poter ascoltare i brani una sola volta per poterli acquisire senza rumori e poterli duplicare a piacimento. Questo vale anche per le tecnologie future legate all’identificazione dell’utente come Palladium e simili: se posso fare il play del brano, automaticamente lo posso duplicare e “sproteggere” perchè una volta che l’ho passato su un registratore CD o DAT o minidisc o qualsiasi altra cosa ci sarà domani attraverso una connessione digitale che fa passare solo la musica, non c’è protezione che tenga, nè perdita di qualità significativa. E, a meno che non vi sia un’unica persona in tutto il pianeta ad aver acquistato il prodotto originale, o come pare sarà in futuro, abbia pagato la licenza di ascoltare i brani un certo numero di volte, sarà impossibile risalire a colui che ha reso “pubblici” i brani.
In sostanza, nonostante l’inutile “tecnologia anticopia”, adesso ho i miei MP3 da ascoltare mentre vado al lavoro. Ah, dimenticavo, per ironia della sorte, si tratta del disco di Max Gazzè intitolato: “Ognuno fa quello che gli pare”…
Ciao,
Woody