Le copie fisiche della musica affidata a coloro che sono incaricati di promuoverla resterebbero di proprietà della casa discografica: questo quanto sostenuto dalle major, che appongono bollini per limitare la circolazione dei CD promozionali tanto apprezzati dai collezionisti. Saranno una corte d’appello degli Stati Uniti e un’investigazione britannica ad affrontare la questione della legittimità della loro vendita.
Nel Regno Unito il protagonista è James Hyman , ex dirigente MTV e radio DJ sospettato di aver venduto centinaia di questi promo su eBay . Alcuni di questi prodotti sarebbero inoltre finiti nelle mani di gruppi responsabili della loro distribuzione nei circuiti del P2P.
Nel caso portato davanti alla corte di Seattle dalla Universal Music Group , sul banco degli imputati c’è invece il rivenditore Roast Beast Music , che si occupa di comprare CD promozionali nei negozi di usato e rivenderli su eBay . Dopo una prima decisione a favore di quest’ultimo, Universal è ricorsa in appello, quindi un altro giudice dovrà esprimersi sulla questione.
Sui CD in questione, che vengono distribuiti alle redazioni per essere recensiti o alle radio e televisioni per favorirne la diffusione, vi è stampato a chiare lettere “solo per uso promozionale, non per la rivendita”. Ma può questo semplice avviso limitare il principio del first sale , quello che dovrebbe costituire il diritto a poter rivendere una copia di un’opera acquisita in maniera legale?
Secondo alcuni osservatori, tra cui EFF , la sentenza potrebbe costituire un cavallo di Troia utile alle etichette per cancellare l’istituto giuridico del first sale , con una semplice affermazione stampata sopra o attraverso un qualche tipo di contratto. La dottrina eventualmente accettata per i CD promozionali, insomma, potrebbe estendersi agli altri CD, e anche a DVD, videogame e libri.
Claudio Tamburrino