In un futuro non troppo lontano, gli accumulatori di energia utilizzati in dispositivi elettronici portatili, o anche automobili elettriche di nuova concezione, saranno più efficienti, meno tossici e più pratici da produrre. Merito dell’etanolo , un combustibile che a causa delle sue caratteristiche chimiche ancora fatica a trovare il suo posto nella rivoluzione verde ma che i ricercatori del Brookhaven National Laboratory sono riusciti a sfruttare come mai era stato possibile in precedenza.
Il problema maggiore nell’utilizzare l’etanolo come fonte energetica portabile è il fatto che è piuttosto difficile riuscire a scindere una molecola del composto. I tentativi fin qui intrapresi nello scindere un legame stabile tra due atomi di carbonio ha richiesto l’impiego di un voltaggio che rendeva l’intero processo inefficiente, venendo gran parte dell’energia prodotta sfruttata proprio per sostenere il processo di scissione elettronica .
In questo studio è stato invece utilizzato un nuovo catalizzatore , capace di rompere il fatidico legame carbonio-carbonio senza la necessità di un alto voltaggio e con il risultato pratico di produrre una quantità di energia (sotto forma di flusso di elettroni liberi) 100 volte maggiore di quella prodotta con catalizzatori diversi .
I test sul materiale, finora condotti al di fuori delle celle a combustibile propriamente dette, hanno stabilito che il catalizzatore riesce a produrre una corrente di 7,5 milliampere per centimetro quadro, e secondo i chimici del BNL una volta realizzata una fuel cell sulla base del nuovo ritrovato la corrente prodotta dovrebbe misurarsi nell’ordine di migliaia di milliampere per centimetro quadro .
Con tali capacità energetiche, le celle a etanolo verrebbero a trovarsi allo stesso livello di quelle basate sul metanolo, diventando un’applicazione possibile per le batterie portatili. Di suo, come detto, l’etanolo ci metterebbe il fatto che è meno tossico, immagazzina una maggior quantità di energia e soprattutto è più facile da produrre da fonti rinnovabili .
Tra le controindicazioni del catalizzatore sviluppato dai ricercatori, a ogni modo, sussiste ancora qualche difficoltà pratica da superare prima di pensare a un suo utilizzo esteso: il composto contiene nanoparticelle di platino e rodio, i due metalli più costosi da produrre artificialmente ed è pertanto necessario trovare il modo di sostituire almeno il rodio o sviluppare un metodo che ne richieda minori quantità.
Senza parlare del fatto che, prima che le celle a etanolo raggiungano la stessa efficienza di quelle a idrogeno usate nelle auto elettriche o ibride, la corrente prodotta dovrà superare piuttosto abbondantemente i 1.000 milliampere per centimetro quadro. La strada è insomma ancora tutta in salita , nondimeno la ricerca rappresenta uno step probabilmente fondamentale per lo sviluppo degli accumulatori energetici del nuovo secolo.
Alfonso Maruccia