Roma – Come già evidenziato in passato dalle iniziative della Environmental Protection Agency statunitense, il numero di cellulari, smartphone e “cosifonini” riciclati è basso, troppo basso rispetto ai 150 milioni di dispositivi ripudiati dai proprietari passati al nuovo, fiammante gingillo tecnologico all’ultimo grido. Ciò nonostante occorre prestare la dovuta attenzione affinché lo smartphone dimesso non contenga ancora informazioni riservate del proprietario originale.
Potrebbe ad esempio capitare che dati bancari vitali in un BlackBerry dismesso finiscano nella disponibilità del compratore successivo, come accaduto ad una nota società giapponese: ricercatori inglesi e australiani hanno messo le mani sopra quel dispositivo, scoprendo il piccolo tesoro di informazioni che conteneva .
Uno smartphone su cinque, hanno verificato i suddetti analisti valutando 160 dispositivi ricondizionati, reca con sé dati che andrebbero cancellati a dovere prima della dismissione, e il 43% di questi smartphone ammazza-privacy sono risultati essere proprio dei BlackBerry.
La colpa di questo triste stato di cose è delle scarse informazioni fornite dal produttore e della complessità intrinseca delle operazioni di cancellazione , sostiene il vice-presidente di ReCellular Mike Newman, operazioni che, a seconda dei modelli di BlackBerry, possono richiedere dai 7 ai 17 passaggi successivi per la “nuclearizzazione” completa e definitiva dei dati.
Produttori come ReCellular, specializzati proprio nell’industria del riciclo degli smartphone, hanno finora utilizzato un sistema proprietario per la rimozione delle informazioni. Le nuove direttive di EPA rilasciate il 31 ottobre, definite anche grazie al contributo di ReCellular, dovrebbero invece garantire la nascita di uno standard di settore per diffondere la consapevolezza del problema tra utenti, businessman e aziende.
Il mercato degli smartphone riciclati varrà, secondo le stime di ABI Research, ben 3 miliardi di dollari entro il 2012, con 100 milioni di dispositivi che faranno la spola tra i mercati maturi e quelli emergenti. Se l’emorragia involontaria di dati continuasse ai ritmi attuali, le donazioni di smartphone da parte delle grosse corporation generalmente dirette a paesi come Cina e Nigeria potrebbero trasformarsi in contraccolpi economici e tecnologici dalla portata difficile da prevedere .
Alfonso Maruccia