Las Vegas (USA) – La National Association of Theater Owners , l’organizzazione che rappresenta gli operatori cinematografici degli Stati Uniti, vuole mettere al bando i telefonini nelle sale, vera e propria piaga nell’intrattenimento cinematografico contemporaneo.
Per questa ragione, l’Association si è rivolta direttamente alla FCC , l’ente governativo che vigila sui dispositivi di telecomunicazione, chiedendo un intervento netto, che consenta ai gestori dei cinema di agire senza temere ripercussioni legali. Oggi infatti le tecnologie necessarie a bloccare i telefonini sono illegali ed una loro introduzione richiede l’intervento di Washington.
Il presidente dell’associazione di categoria, John Fithian, ha annunciato la presa di posizione dal pulpito dello ShoWest , un noto evento dell’industria cinematografica: “Non riusciamo più a capire cosa stia succedendo ai consumatori, ma finalmente siamo pronti a chiedere l’aiuto del Governo per far installare sistemi che mettano a tacere tutti i cellulari dentro i cinema”.
La decisione è giunta dopo una lunga riflessione che ha coinvolto esercenti, produttori e distributori del settore cinematografico. Se da una parte i produttori di dispositivi mobili non vogliono assolutamente che le tecnologie di phone jamming prendano piede, dall’altra l’industria preme affinché “il segnale dei telefonini e di altri apparecchi venga completamente bloccato” dopo il fatidico spegnimento delle luci.
Gli operatori lamentano infatti un “calo delle presenze nelle sale” e collegano questo fenomeno anche alla terribile abitudine di non spegnere il telefono cellulare durante la visione d’uno spettacolo. Abitudini assai diffuse anche da noi, a giudicare dalla quantità di microschermi che illuminano le sale nostrane durante la proiezione.
A condire la protesta dei gestori e a dar loro manforte è intervenuto nelle scorse ore anche il CEO di MPAA , l’associazione degli studios di Hollywood: Dan Glickmann ha fatto sapere di “essere al lavoro su una nuova campagna di sensibilizzazione”, costituita da “spot pubblicitari che invitano gli spettatori maleducati ad andarsene”.
Tommaso Lombardi