Roma – Più tutela verso i minori: è questo l’obiettivo che si è posta l’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni deliberando nuove misure nel campo della telefonia mobile, per prevenire l’accesso a contenuti per adulti da parte dei baby-utenti.
Su ogni tipo di servizio audiovisivo e multimediale disponibile da telefono cellulare, con contenuti riservati ad un pubblico adulto, gli operatori saranno tenuti all’adozione di “un sistema di protezione (parental control) che consenta di inibire stabilmente l’accesso del minore a tali contenuti”. In pratica, l’accesso a tali servizi dovrà essere subordinato ad un codice di protezione (una password o un PIN) che dovrà essere inserito dall’utente maggiorenne. Una funzionalità che dovrà essere prevista dal contratto e che, in fase di adesione al servizio erogato dall’operatore mobile, dovrà essere sottoscritta separatamente.
Il provvedimento è stato deliberato dall’Agcom “sulla base degli esiti dell’indagine conoscitiva in materia di telefonia mobile e minori svolta dal Consiglio Nazionale degli Utenti “, che sull’argomento ha mostrato anche recentemente di dedicare particolare attenzione .
Sempre in tema di tutela dei minori, giunge la notizia di un protocollo di intesa siglato tra il Moige (Movimento Italiano Genitori) e l’operatore TRE , finalizzato a promuovere, come riferisce una nota, “il rispetto dei principi posti a tutela dei minori, migliorare la trasparenza dei servizi e ad avviare indagini, progetti e campagne di sensibilizzazione per la tutela dei minori nell’ambito dei new media”. “Con questa intesa – dichiara il Moige – puntiamo a favorire lo sviluppo di efficaci sistemi di protezione dei minori da truffe e da contenuti violenti e volgari o comunque non adatti alla loro età e sviluppare progetti sociali per la loro tutela”.
La “pornografia portatile” (ossia a portata di videofonino) ha conosciuto in questi giorni la ribalta della cronaca per episodi di cui si sono resi protagonisti alcuni minori, che realizzavano – come registi o attori dilettanti – filmini “per adulti” col videofonino, per poi vederli o scambiarli con altri ragazzi. Fatti che si sono svolti a Livorno, dove la polizia ha denunciato tre ragazzi per produzione e detenzione di materiale pornografico. I giovani, che sulla carta rischiano da tre a sei anni di reclusione, non avevano diffuso il materiale su Internet o su servizi accessibili ad altri utenti: potrebbero aver quindi utilizzato e-mail o MMS, aggirando quei servizi oggetto della delibera Agcom e dell’accordo siglato dal Moige con TRE.
Dario Bonacina