Roma – Chi sperava che dopo il ricarico sulle ricariche venisse abolita dal Governo anche la tassa di concessione governativa che grava sugli abbonamenti di telefonia mobile ora deve sperare in qualcosa d’altro: l’abolizione, infatti, non arriverà in tempi rapidi .
Lo ha confermato ieri il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, nel rispondere ad una interrogazione .
Chiti ha confermato che il Governo ha assunto un impegno per l’abolizione ma ha anche sottolineato che i tempi con cui potrà avvenire sono incerti.
Nell’interrogazione, i deputati di Forza Italia Benedetto della Vedova e Antonio Leone, avevano ricordato che il decreto Bersani comprendeva il recepimento di alcuni ordini del giorno con cui il Governo “si impegna ad adottare iniziative normative volte all’eliminazione della tassa di concessione governativa gravante sui contratti di abbonamento di telefonia mobile, “anche – si legge nel deliberato di uno degli ordini del giorno – in occasione della prossima manovra di finanza pubblica”.
L’impegno, dunque, è stato preso, ma non c’è alcuna certezza che venga mantenuto .
Nell’interrogazione si ricorda anche come si tratti di una tassa che era stata introdotta all’inizio degli anni novanta, quando il telefono cellulare era considerato un bene di lusso. Oggi si tratta invece di un appesantimento notevole per i percettori di redditi medio-bassi e i piccoli lavoratori autonomi.
“Il permanere di questa imposta – continua l’interrogazione – ha causato la polarizzazione dell’utenza verso il servizio prepagato, creando le condizioni perché le compagnie telefoniche potessero prevedere il contributo di ricarica, senza incorrere in cali di domanda: come accertato da una indagine congiunta dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato del novembre 2006, la tassa di concessione governativa provocava per l’utente medio un aggravio superiore alla spesa di ricarica, tale da rendere quest’ultima comunque preferibile”.
Secondo Della Vedova e Leone l’impatto dell’abolizione della tassa sarebbe di 750 milioni di euro , una cifra che, a loro dire, potrebbe essere assorbita senza contraccolpi di finanza pubblica.
Come si ricorderà, quando fu annunciato che anche le tasse di concessione governativa sarebbero state eliminate, il Governo aveva raccolto il plauso dei consumatori. Consumatori che si attendevano, però, una novità definitiva nella prossima Finanziaria. Una prospettiva che si da di giorno in giorno meno concreta.