Nell’anno in cui il reddito degli italiani è crollato, una quota crescente di popolazione si è trovata a spendere per strumenti informatici e connettività. Queste voci, infatti, risultano ai vertici delle indicazioni di Confcommercio/Censis in merito alle spese effettuate da quando è iniziata l’emergenza: un po’ per poter lavorare a distanza, un po’ per reagire all’isolamento imposto, un po’ per sfruttare quegli strumenti che avrebbero consentito la richiesta di bonus e supporti economici, in ogni caso lo strumento digitale si è rivelato essenziale come mai lo era stato in precedenza.
L’Italia della pandemia e della tecnologia
Se questa realtà era pressoché nota a tutti, a porsi in luce è però l’impressionante pervasività del fenomeno: ben il 22,8% degli italiani ha dovuto intraprendere investimenti sull’hardware (ritrovandosi quindi improvvisamente scoperto rispetto alle nuove esigenze), l’11,8% ha acquistato una connessione (trovandosene in precedenza sprovvisto), il 22,8% ne ha presa una più veloce ed il 18,8% ha acquistato un abbonamento PayTV (calderone in cui finisce però tanto lo streaming quanto il satellitare).
Quella che Confcommercio descrive come una “Italia convalescente” (pdf), è un’Italia che ha visto crollare gli introiti, ma che al tempo stesso ha messo da parte importanti risparmi: è un Paese che ha voglia di ripartire, che ancora sta facendo i conti con coprifuoco e mascherine, ma che da parte ha oltre 80 nuovi miliardi di risparmi da sfruttare (di cui 65 in forma liquida). Rispetto a un anno fa è ulteriormente aumentata la voglia di tecnologia, con una propensione al consumo cresciuta di 3 punti percentuali rispetto al 2019, come se tra l’Italia e il digitale si fosse innestato in pianta stabile un nuovo tipo di rapporto di interdipendenza.
Non ci sarà però impennata di consumi fin quando non ci sarà tranquillità sul lavoro e fiducia nel futuro. Ecco perché metà degli italiani non ha ancora pianificato le ferie (di qui le nuove discussioni sul bonus vacanze) ed uno su cinque le salterà a piè pari: meglio tenere il gruzzoletto in vista di un futuro incerto, tra le paure di nuove ricadute ed il timore dei licenziamenti in arrivo.
Il pessimista vedrà nella caduta dei redditi un motivo di disperazione, mentre l’ottimista vedrà in quel gruzzoletto da più di 80 miliardi una serie di grandi opportunità. La verità non solo sta nel mezzo, ma ha anche molte sfaccettature così come la pandemia ha ben dimostrato durante questi mesi di tracollo per certi settori e di guadagno per altri.