Le “parole indesiderate” rimarranno imbrigliate nel filtro, improperi e trivialità proferite in un imprevedibile eccesso d’ira verranno sostituite da un armoniosa sequenza di suoni inintelligibili: Microsoft lo farà in tempo reale, per il bene dei pubblici più sensibili.
L’Ufficio brevetti statunitense ha assegnato a Microsoft i diritti di sfruttamento di un’invenzione descritta in un brevetto depositato nel 2004 e denominato sistema di “censura automatica dei dati audio”. Da Redmond promettono che sopperirà alla vigilanza dell’uomo e consentirà ai programmi in diretta di fluire liberi fino alle cuffie a agli altoparlanti della platea, epurati dai contenuti audio più sconvenienti .
Il funzionamento del filtro antiturpiloquio si basa sul confronto tra i fonemi contenuti nel flusso audio e quelli contenuti in una blacklist: qualora una potenziale combinazione di fonemi superi una certa soglia adattiva di aderenza alla combinazione di fonemi da censurare, il flusso audio viene alterato, la parola in questione viene censurata. Nemmeno gli omofoni spaventano il censore automatico Microsoft: sarà il contesto nel quale è stata pronunciata la parola a determinarne la cancellazione o l’approvazione.
A sostituire le sortite sconvenienti potrà esserci il silenzio o un segnale acustico capace di soverchiarla. Microsoft propone altresì di mettere alla prova il sistema censorio con rattoppi eufemistici , sostituendo la parola in questione con frammenti di voce dello stesso speaker che possano sopperire alla volgarità con una parola altrettanto efficace.
Le maglie del filtro, spiega inoltre Microsoft nella descrizione dell’invenzione, sono estremamente elastiche: la severità dell’intervento censorio sarà ponderata sulla base di criteri quali l’orario di messa in onda, il pubblico che si prevede si trovi a seguire la trasmissione, l’identità e i precedenti dello speaker e il tipo di trasmissione. Se la morale comune non è disposta a tollerare le parole correlate alla sfera semantica del sesso, il filtro non agirà però a priori: in un programma dedicato alla medicina, ad esempio, non si scambieranno termini tecnici con licenziosità e la vigilanza sarà più lasca.
Microsoft, con il sistema di censura automatica, promette di sostituirsi al controllo umano laddove la vigilanza sia impossibile o anche scarsamente agevole. L’esempio citato da Microsoft è quello dei giochi multiplayer con chat vocale : sulla bilancia ci sono la sicurezza dei minori e la riservatezza degli utenti, fattori che potrebbero risolversi in un equilibrio implementando il sistema di censura vocale e temperando i fervori dei gamer con più compite imprecazioni. Già si intravede un mercato fiorente per l’applicazione sfornata da Redmond: le tecnologie di parental control sono sotto stretta osservazione negli States, l’Australia vorrebbe poter lasciar fluire i contenuti trasmessi in diretta online senza doversi preoccupare delle reazioni dei più piccoli, mentre altre autorità parrebbero più che entusiaste di poter implementare un sistema che agisca sui discorsi dei cittadini che infrangano tabù di stato.
Gaia Bottà