Le dichiarazioni di Wang Guoqing, riassunte dal quotidiano China Daily , hanno il sapore del “nuovo corso” . Secondo il viceministro dell’informazione “è stato dimostrato più volte che bloccare le informazioni è una strada che conduce ad un vicolo cieco”. Che la Grande Muraglia digitale che circonda la rete cinese sia pronta a crollare ?
Secondo il viceministro, “fermare le cattive notizie” è sempre più complicato: le nuove tecnologie, come Internet e i cellulari, pongono il governo di Pechino in una situazione complicata. Sebbene qualcuno, dice Wang, creda ancora che il 90 percento delle notizie si possa insabbiare e il restante 10 percento controllare, la recente politica di maggiore trasparenza e dialogo tra stato e giornalisti complica di molto la gestione di questa politica.
Per fare un esempio, viene citato lo scandalo che ha coinvolto le province di Shanxi ed Henan : un vero proprio traffico di schiavi-bambini era stato scoperto in aprile, ma l’autorità locale aveva fatto di tutto per tenere la notizia lontana dai media. Il risultato, secondo Wang, è che quando lo scandalo è scoppiato il risultato è stato ben peggiore di quanto avrebbe potuto essere all’inizio: con grave danno per l’immagine di tutto il paese.
Ma se i media locali risentono ancora del peso di anni di politiche repressive il progresso della rete appare inarrestabile. I cittadini si informano attraverso i blog, che sono talmente tanti da sfuggire al controllo dello stato. Persino le famiglie dei bambini deportati nelle fabbriche di mattoni, utilizzano la rete per ritrovare i propri congiunti scomparsi.
Tutto questo sembrerebbe un’ovvia conseguenza del Decreto di apertura dell’informazione governativa , che dallo scorso maggio impone maggiore trasparenza alle strutture pubbliche. Wang insiste quindi sulla necessità che governanti e politici migliorino le loro capacità di comunicazione: impedire ai media di coprire gli avvenimenti pubblici (come le prossime olimpiadi ) è una strategia destinata al fallimento, e con esso alla diminuzione del consenso popolare.
D’altronde, come ignorare l’influsso che i nuovi media hanno sulla società cinese? Se lo stesso stato utilizza i cellulari per avvisare la popolazione di un disastro imminente, Pechino è poi costretta a cedere davanti alla protesta sotto forma di SMS. Forse è presto per parlare di fine della repressione , ma certo sono le denunce come quelle di organizzazione quali Reporter Senza Frontiere che non mancano di sottolineare le contraddizioni in cui si dibatte ancora oggi il grande paese asiatico.
Luca Annunziata