Accade talvolta che una centrale elettrica produca più energia di quella da convogliare nella rete di distribuzione. In assenza di soluzioni per l’accumulo, rischia di andar persa. I gestori dell’impianto Greenidge Generation di Dresden (New York) alimentato a gas naturale hanno deciso di impiegarla in modo alternativo: per il mining di Bitcoin.
Greenidge Generation: centrale elettrica e BTC
7.000 macchine collegate in Rete per gestire le transazioni sulla blockchain e capaci di generare mediamente 5,5 BTC ogni giorni, circa 38.000 euro al cambio attuale. Il progetto è stato messo in campo in collaborazione con Atlas Holdings. Secondo i responsabili si tratta della più classica delle situazioni win-win: da una parte il surplus della produzione non viene sprecato, dall’altra si genera valore da poter poi investire nella creazione di nuovi posti di lavoro in favore della comunità locale (almeno questa è la volontà dichiarata).
L’iniziativa potrebbe ad ogni modo non durare per sempre, almeno non nella sua forma attuale. Per la natura stessa dei Bitcoin, andando avanti col tempo ci sarà sempre meno possibilità di generare nuova criptovaluta, dunque il progetto potrebbe diventare meno redditizio. Nulla vieterà comunque a Greenidge Generation di convertire il sistema destinandolo ad altre monete virtuali o a finalità differenti.
Dei problemi legati a un utilizzo talvolta eccessivo di energia per le operazioni di mining abbiamo scritto più volte su queste pagine: il consumo stimato è superiore a quello di uno stato come la Svizzera e in Iran si sono verificati disservizi sulla rete di distribuzione nazionale. Ancora, la Cina ha valutato l’ipotesi di imporre un blocco alle operazioni.