Pavel Durov, CEO di Telegram, ha pubblicato un post piuttosto critico nei confronti di Apple, dopo aver letto l’articolo del New York Times sulla presunta collaborazione tra l’azienda di Cupertino e il governo cinese. Il fondatore del noto servizio di messaggistica ha scritto che Apple vende hardware obsoleto e trasforma gli utenti iPhone in schiavi digitali.
Apple pensa solo ai profitti
Durov aveva più volte criticato il “business model” di Apple, in particolare l’obbligo di pagare una commissione del 30% per gli acquisti in-app. A fine novembre 2020 aveva inoltre affermato che il nuovo iPhone 12 Pro è un “pezzo di hardware obsoleto”. Lo stesso concetto è stato espresso con un nuovo post sul canale Telegram personale, aggiungendo che usare un iPhone è come ritornare indietro nel Medioevo.
Durov evidenzia inoltre che possedere un iPhone significa diventare schiavi digitali di Apple perché gli utenti possono installare solo le app distribuite tramite App Store ed effettuare il backup dei dati solo su iCloud.
Apple è molto efficiente nel perseguire il suo modello di business che si basa sulla vendita di hardware obsoleto e troppo costoso ai clienti bloccati nel loro ecosistema. Non c’è da stupirsi che l’approccio totalitario di Apple sia così apprezzato dal Partito Comunista Cinese che, grazie ad Apple, ora ha il controllo completo sulle app e sui dati di tutti i suoi cittadini che si affidano agli iPhone.
Il CEO di Telegram si riferisce ad un articolo del New York Times che evidenzia la stretta collaborazione di Apple con il governo cinese. L’azienda di Cupertino avrebbe sacrificato la privacy degli utenti in nome dei profitti. Per poter operare in Cina deve infatti rispettare le leggi locali, tra cui quelle che impongono di conservare i dati nei data center situati in Cina, di consentire l’accesso alle autorità cinesi e di eliminare dallo store le app non approvate dal governo.
Apple ha dichiarato che il report del New York Times contiene informazioni sbagliate e che l’azienda garantisce la sicurezza dei dati, rispetta la privacy e non attua nessuna censura.