Ancora una volta tocca a Vint Cerf, papà di Internet e evangelist di Google, dare corpo ad una delle speranze della fantascienza: realizzare un sistema di comunicazione che unisca i pianeti, e che sia in grado di mettere in comunicazione diverse parti del Sistema Solare . Il tutto, secondo Cerf, sarà pronto per il 2009, anche se ci vorranno ancora degli anni prima che vada tutto a regime.
L’idea di creare un backbone spaziale , vale a dire una dorsale di comunicazione che unisca, ad esempio, la Terra a Marte e che consenta la trasmissione di informazioni nell’orbita del Sole, non è un concetto di per sé innovativo: la NASA, con la quale Cerf collabora, già negli anni ’60 ha messo in piedi un sistema di comunicazione – il DSN , Deep Space Network – pensato per tenersi in contatto con sonde e navette con equipaggio che se ne vanno a spasso per il Sistema Solare.
Quello di cui parla Cerf, tuttavia, è una nuova generazione di protocolli di comunicazione: così come il suo lavoro ha condotto alla creazione del TCP/IP e dunque alla definizione di quella che oggi viene conosciuta come Internet, allo stesso modo lo scienziato è oggi impegnato a progettare e testare una nuova infrastruttura standard che metta in relazione gli apparati presenti su tutti i veicoli spaziali prodotti dall’uomo.
Secondo Cerf, la nuova DTN ( disruption-tolerant networking system ) riceverà il battesimo del fuoco il prossimo anno: un modulo di trasmissione sperimentale verrà installato sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) per verificare se il protocollo fin qui sviluppato risponda davvero anche alle esigenze della comunicazione umana. Entro il 2010, se tutto andrà per il meglio, DTN potrebbe diventare lo standard a bordo della ISS e di tutti i prossimi veicoli lanciati da tutte le nazioni del Mondo.
I primi test sono già stati portati a termine negli scorsi mesi semplicemente riutilizzando la tecnologia già spedita nello spazio . Alla sonda Deep Impact (quella che studiava le comete) è stato cambiato il nome (in EPOXI ) e il software di bordo: sfruttando le sue antenne, i suoi pannelli solari, la sua dotazione hardware, EPOXI si è trasformata in uno dei primi nodi della nuova rete DTN che costituirà il backbone interplanetario tanto agognato.
L’idea di Cerf, che evidentemente riflette anche quella di altri suoi colleghi, è la seguente: tutto quanto è già in orbita, tutto quanto ci arriverà in futuro, potrebbe essere un nodo della rete. Due sonde a zonzo su Marte potrebbero comunicare a livello locale via TCP/IP, e con la Terra attraverso DTN: l’importante, prosegue Cerf, è che diventi possibile interfacciarsi con qualunque altro veicolo spaziale grazie al nuovo protocollo standard appena implementato.
Tra le caratteristiche di quest’ultimo, che vengono esplicitate anche nel nome stesso, ci sono la capacità di prevedere e gestire lunghi tempi di attesa prima di ricevere una risposta dalla controparte (che potrebbe essere a milioni di chilometri di distanza), oppure la ricostruzione di un messaggio in presenza di errori di trasmissione. Senza contare la necessità di prevedere situazioni che fino ad oggi sulla Terra non potevano neppure verificarsi , come quando, ad esempio, due pianeti ruotando e orbitando modifichino la distanza a cui si trovano, o rivolgano l’un l’altro una faccia della loro superficie non dotata di antenne di trasmissione.
Ci sono poi da considerare gli aspetti legati alla sicurezza , motivo per il quale sono molte le accortezze adoperate in fase progettuale per garantire l’affidabilità delle credenziali dei vari nodi interconnessi: su DTN non si parla con gli sconosciuti, e in ogni caso tutte le comunicazioni vengono cifrate con algoritmi complessi.