Per quasi vent’anni il CERN ha basato la propria infrastruttura informatica su Windows, ma le cose stanno per cambiare. L’istituto svizzero, luogo che ospita l’acceleratore di particelle LHC e che ha dato ai natali al World Wide Web così come oggi lo conosciamo, si affiderà in futuro a una piattaforma alternativa. Ancora non è dato a sapere quale, ma tutto sembra puntare nella direzione di Linux.
CERN: basta Windows, licenze troppo care
Le motivazioni non sono ideologiche, né mosse dall’urgenza di abbracciare un sistema open source, ma economiche. La scelta è la conseguenza diretta della decisione, presa da Microsoft, di revocare alla European Organization for Nuclear Research di Ginevra lo status di istituzione accademica: ciò si traduce nell’esigenza di far fronte a una spesa fino a dieci volte superiore per l’ottenimento delle licenze, fino ad oggi acquisite a un prezzo inferiore rispetto a quello di mercato.
Il CERN valuta ormai da diverso tempo l’ipotesi di adottare un nuovo sistema operativo, non proprietario e sul quale poter intervenire esercitando il pieno controllo, con benefici non solo per le casse dell’istituto, ma potendo così anche andare a soddisfare le proprie specifiche esigenze. Lo scorso anno ha messo in campo il progetto MAlt (Microsoft Alternatives) finalizzato proprio a trovare nuove strade da percorrere in seguito all’abbandono di Windows.
Già avviate anche sperimentazioni per trovare soluzioni alternative da destinare alla gestione della posta elettronica e alla comunicazione online (per quest’ultimo compito oggi l’organizzazione si affida a Skype for Business). Il cambiamento non sarà ad ogni modo immediato, per forza di cose. Prima che avvenga lo switch definitivo bisognerà assicurare che tutti i dati possano essere gestiti senza intoppi anche sulla nuova piattaforma adottata, garantendo al tempo stesso la continuità di funzionamento dei software e dei servizi già operativi. Insomma, potrebbero volerci anni.
Il CERN non è l’unica realtà istituzionale o governativa che si sta muovendo in questa direzione. Di recente anche il governo sudcoreano ha deciso di abbandonare Windows in favore di Linux: le motivazioni sono in questo caso sia di tipo economico (considerando il termine del supporto ufficiale a W7 comporterebbe una spesa) sia tecnologico, poiché le informazioni relative ai PC in uso trasmesse da W10 a Microsoft a fini statistici e di raccolta feedback non sono ritenute in linea con i requisiti del paese in termini di cybersecurity.