Las Vegas – La moda, forse, l’ha lanciata Palm con la “pietra” (Stone) per il suo Pre: la ricarica senza fili è diventata rapidamente un desiderata degli utenti, affascinati dalla futuristica possibilità di arrivare a casa o in ufficio e limitarsi ad appoggiare il telefono e il computer sulla scrivania per scoprirli ricaricati al termine della giornata. Ma se gli esperimenti condotti da Intel restano per il momento relegati alla sfera delle tecnologie di domani, in commercio si trovano già un paio di soluzioni meno estreme ma altrettanto soddisfacenti.
A giudicare poi dalla folla davanti allo stand di Powermat al CES, strategicamente piazzato a pochi passi di distanza dal booth Microsoft e da quello Intel, la faccenda deve intrigare non poco: l’offerta dell’azienda che vende il suo prodotto anche in Italia è in effetti molto ampia e completa, e con gli aggiornamenti presentati per il 2010 proprio in occasione della fiera in Nevada si allarga sempre di più per andare oltre cellulari e iPod.
Tecnologicamente, tutte le soluzioni in commercio si basano sul principio di induzione . All’interno della base su cui si appoggiano i dispositivi si trova una spira (o bobina che dir si voglia), replicata all’interno del dispositivo: il passaggio di corrente nella prima crea un campo elettromagnetico variabile in grado di generare una corrente indotta nella seconda, utilizzata quindi per ricaricare le batterie (si tratta di uno dei possibili effetti della legge di Faraday ). Non è il metodo più efficiente per ottenere una batteria carica, ma l’attuale stato dell’arte di queste tecnologie consente comunque di garantire buoni risultati per apparecchi che consumano fino a 50-60 watt.
Anche la citata Powermat non fa eccezione a questi parametri di massima: con ciascuno dei suoi mat (ovvero tappetini, che somigliano tanto a quelli per il mouse) è possibile ricaricare apparecchi come telefoni cellulari, console da gioco portatili, lettori MP3 o e-reader. Per alcuni dispositivi l’azienda fornisce appositi kit che comprendono una sorta di cover da applicare, con all’interno tutta la circuiteria necessaria : per altri, invece, è disponibile un kit generico che si collega a una porta USB o similare, e che svolge compito analogo. Le basi 2010 sono più sottili delle precedenti, sia nella versione casalinga che in quella mobile, e sono in grado in particolari varianti di alimentare anche un netbook: se si sceglie quest’ultima soluzione, tuttavia, il modello proposto perde qualcosa in termini di spessore per far posto a circuiteria più robusta.
Tra le prime aziende ad aver proposto soluzioni di questo tipo all’utente finale, per il 2010 Powermat propone anche novità interessanti in uscita a partire da giugno: una linea di batterie che integrano la tecnologia di ricarica wireless per decine di modelli di cellulari (in esposizione c’erano Nokia N97, vari BlackBerry, Motorola Droid e HTC con Android di ogni forma e dimensione), che potenzialmente, ci dicono, potrebbero anche finire presto direttamente nella confezione o comunque nella dotazione standard di parecchi produttori. All’orizzonte, inoltre, ci sono pure batterie di ricambio per macchine fotografiche, telecamere e altri dispositivi elettronici consumer delle marche più diffuse (intravisto materiale Canon, Nikon, Panasonic): tutti questi apparecchi potranno essere ricaricati semplicemente appoggiandoli su una base Powermat, senza necessitare di caricabatterie o altri fili.
Tra kit per l’auto, kit per iPhone e kit per i telefoni dei principali produttori mondiali, Powermat punta decisamente al mercato degli utenti finali: volendo cercare un difetto alla soluzione proposta, la necessità di allineare precisamente l’apparecchio che si vuole ricaricare al singolo “hot spot” dei pad . Una scelta che riduce la flessibilità della soluzione, limitando a uno, due o tre il numero di apparecchi che è possibile ricaricare contemporaneamente a seconda del pad acquistato. D’altro canto, l’azienda ha previsto un kit da fornire ai produttori di cellulari con il quale realizzare soluzioni specifiche per ogni modello, in modo da ottimizzare le prestazioni e garantire efficienza e durata delle batterie.
Diverso, invece, l’approccio di WiPower . Marchio consumer che ha alle spalle un gruppo taiwanese che si rivolge essenzialmente ai produttori OEM ( EMS Technology ), la filosofia della soluzione proposta è leggermente differente: un singolo pad, in questo caso davvero quasi indistinguibile da un tappetino per il mouse, formato da un’unica ampia superficie attiva sulla quale appoggiare tutti gli apparecchi dotati del ricevitore (realizzato con forme e tecnologia molto simili a quelle precedenti). L’attuale proposta WiPower è in grado di supportare una ricarica contemporanea di tre o quattro dispositivi (per un totale di circa 15W e con un efficienza dell’80 per cento), ma secondo i tecnici sarebbe possibile spingersi fino a potenze nell’ordine dei 100 watt .
La filosofia e l’approccio di WiPower sembrano più orientati all’integrazione della tecnologia di induzione nella realtà quotidiana: nel booth erano presenti scrivanie che integrano un zona attiva di ricarica nella superficie , soluzioni in grado di “mimetizzarsi” nella vita di tutti i giorni e di integrarsi nel mobilio esistente. Una scelta affascinante, che non pone limite ai possibili impieghi: gli ingegneri WiPower avevano approntato diversi prototipi di altoparlanti, dock per iPod e persino sfere al plasma, convertiti per essere alimentati e ricaricati senza fili.
Una piccola vasca colma d’acqua e sfere illuminate da led verdi, infine, campeggiava nello stand: una dimostrazione della flessibilità di questa soluzione, che ha costretto tuttavia a più riprese i rappresentanti dell’azienda a spiegare ai curiosi che non correvano alcun rischio a immergervi le dita, e che quella nella piscinetta non era acqua magica. La rivincita dei nerd e della fisica nella capitale del divertimento: dove tutto, anche la legge di Faraday, può diventare un’attrazione.
Luca Annunziata