Come già abbondantemente previsto e anticipato, Intel ha scelto il palco del CES (Consumer Electronics Show) 2017 di Las Vegas per svelare al mondo i nuovi chip x86 per computer desktop e portatili , una presentazione che completa la line-up della generazione Kaby Lake ma che lascia parecchio amaro in bocca agli appassionati sul fronte delle performance e non solo.
Il debutto di Kaby Lake , la settima generazione di processori “Core” realizzata con processo produttivo a 14 nanometri “ottimizzato” (che ora Intel chiama 14nm+ ) era già avvenuto la scorsa estate con la commercializzazione dei chip per sistemi ultraportatili a basso consumo ; i nuovi chip, invece, dovrebbero rappresentare le vette prestazionali per i PC consumer almeno fino alla prossima generazione.
Anche su desktop e laptop, quindi, la microarchitettura Kaby Lake è figlia del nuovo corso nelle “fab” di Santa Clara dove il ciclo evolutivo noto come “tick-tock” è stato abbandonato in favore di un approccio a tre fasi: la terza fase, quella del processo 14nm+ appunto, è un’ottimizzazione del processo di produzione che porta vantaggi sul fronte dei costi e quindi dei margini di profitto.
La settima generazione di CPU Core si completa ora con i chip a basso consumo con TDP da 15W e 28W ( serie-U ), i chip professionali della linea Xeon per sistemi mobile da 45W ( serie-H/HQ/HK ) e la linea più interessante per gli appassionati, vale a dire i chip i3, i5 e i7 per PC desktop e laptop con TDP massimo da 91W ( serie-S ). Debuttano anche i nuovi chipset Z270, destinati esclusivamente al mercato consumer.
Molte le configurazioni disponibili in quanto a numero di core fisici, thread logici e quantitativo di memoria cache integrata per la serie-S, mentre i componenti più interessanti sono indubbiamente i due chip al vertice delle performance e cioè Core i5-7600K e Core i7-7700K . Si parla rispettivamente di 4 core fisici (4 logici), 8MB di cache di terzo livello, frequenza base di 3,8GHz e 4,2GHz in modalità Turbo, mentre il nuovo Core i7 include 4 core fisici e 8 logici, 8MB di cache e ben 4,2GHz di frequenza base con 4,5GHz in modalità Turbo.
Core i5-7600K e Core i7-7700K presentano un incremento di frequenza di alcune centinaia di Hz rispetto a Skylake, e come hanno potuto constatare i recensori che hanno testato i chip ( su TechSpot , HotHardware , Tech Report , AnandTech , Hardware Upgrade e altrove) il miglioramento di prestazioni è marginale (inferiore al 10 per cento) e derivante in via esclusiva dalle suddette frequenze maggiorate.
Kaby Lake su desktop rappresenta insomma un aggiornamento hardware con poche migliorie di fatto, rispetto a una sesta generazione di Core che già offrivano miglioramenti marginali rispetto alla generazione precedente (Haswell) e ai potentissimi e sempreverdi Devil’s Canyon a 4GHz . Si rileva dunque una autentica stagnazione per l’evoluzione delle CPU x86 di Santa Clara, che prova a indorare la pillola includendo il supporto alle future memorie Optane (esclusivo per CPU Kaby Lake e chipset X200), una nuova versione della tecnologia per la gestione dinamica dei voltaggi (Speed Shift v2), qualche “pista” aggiuntiva del bus PCI Express gestita direttamente dal processore e veramente poco altro.
Tra le note positive dei chip Kaby Lake per desktop c’è l’utilizzo dello stesso socket LGA 1151 di Skylake, e quindi la possibilità di usare le nuove CPU anche sulle schede madri già in commercio, e le possibilità di overclock spinto a basso budget che un chip come Core-i3 7350K (2 core fisici, 4 logici, 4,2 GHz di frequenza base e moltiplicatore sbloccato) possono in teoria garantire agli appassionati meno facoltosi. Sul fronte delle prestazioni le CPU Ryzen di AMD potrebbero costringere Intel a uscire dalla sua “comfort zone” ridiventando aggressiva con l’implementazione di sviluppi tecnologici concreti.
Alfonso Maruccia