Affinché ChatGPT sembri umano, è necessario utilizzare un linguaggio descrittivo nelle richieste: un input scarso porta a un output scarso, è matematico.
È necessario, infatti, istruire il chatbot a seguire un ruolo specifico e includere alcuni dettagli sul target di riferimento (il tipo di pubblico), in modo da ottenere risposte più simili a quelle umane. Idealmente, si dovrebbero includere anche degli esempi di testo già esistente per aiutarlo a seguire il proprio stile.
Ma questa è solo una parte della soluzione. Per rendere efficace il contenuto generato da ChatGPT, è necessario anche un po’ di editing.
Perché è importante non sembrare frutto dell’AI?
È importante non assomigliare all’intelligenza artificiale perché i contenuti generati dall’AI influenzano la qualità e l’autenticità percepita di un contenuto. La scrittura umana è spesso considerata più “vera” dei contenuti generati dall’AI.
Questo potrebbe essere dovuto al fatto che un autore umano dedica più tempo e impegno alla scrittura rispetto a chi clicca su un pulsante per sfornare contenuti con uno strumento di scrittura AI.
Modificare i contenuti generati dall’AI per renderli più simili a quelli umani aiuta a evitare il rilevamento da parte di Google e a mantenere il tone of vocie del brand unico. Inoltre, migliora la qualità dei contenuti generati e l’esperienza di lettura.
Anche se certamente utili, gli strumenti di scrittura AI come ChatGPT potrebbero non essere i migliori copywriter in circolazione… In genere adottano un linguaggio troppo formale, usano molto la voce passiva e amano i cliché. Queste tendenze spesso rendono i contenuti generati dall’AI insipidi e difficili da leggere, e possono anche lasciare una cattiva impressione sui lettori.
Insomma, se si lascia il contenuto così com’è, alcuni lettori potrebbero interpretare che non si è dedicato il tempo e l’impegno necessari per creare post autentici e di valore, il che ovviamente non contribuisce a dare una buona impressione.
ChatGPT: 5 trucchi per umanizzare i testi generati dall’AI
Con un po’ di messa a punto e qualche intervento, i contenuti generati dall’AI possono suonare naturali come i post scritti da un essere umano, ma in una frazione di tempo.
1. Spiegare chi si è
Perché ChatGPT suoni come un essere umano, deve pensare come una persona reale. Il primo passo quindi, è chiedere al chatbot di adottare un ruolo specifico nei prompt. In questo modo il chatbot potrà adattare il suo stile di scrittura e il suo tono di voce in base a quel ruolo.
Più la richiesta è precisa, meglio è: ad esempio, può essere utile dare al personaggio un nome, un’età, alcuni tratti della personalità e qualsiasi altra informazione biografica che possa aiutare il chatbot a scrivere dal punto di vista di quel personaggio.
Ecco un esempio di prompt: “Scrivi dal punto di vista di Marcella, una productivity coach di 35 anni con sede a Roma. Sara ha oltre 10 anni di esperienza nell’aiutare i professionisti a ottimizzare la loro routine lavorativa. È nota per i suoi consigli pratici, il tono amichevole e l’attenzione ai passi da compiere. Utilizza un tono colloquiale, che rifletta la personalità di Marcella“.
Questa pratica è particolarmente utile per far sembrare ChatGPT più in linea con il brand come se fosse un copywriter umano.
Se si imposta un personaggio per il brand, basta inserirlo nei propri prompt e l’AI scriverà con un tono adatto a quel tipo di lettore ideale.
È possibile anche salvare questi dettagli direttamente nel proprio account ChatGPT, in modo da non doversi ripetere a ogni richiesta. Per farlo, cliccare sull’icona del profilo nell’angolo in alto a destra dello schermo e selezionare Impostazioni > Personalizzazione > Personalizza ChatGPT. Digitare quindi tutti i dettagli rilevanti che aiuteranno il chatbot a rispondere con il tono e lo stile desiderati. ChatGPT utilizzerà quindi queste informazioni per fornire risposte più pertinenti nelle conversazioni future.
2. Insegnare a ChatGPT il proprio stile di scrittura
Un altro modo per guidare gli strumenti di AI a fornire risposte testuali simili a quelle umane è mostrargli esempi di testi già scritti.
Questo permette all’AI di identificare e replicare i temi ricorrenti nel proprio tono, nel vocabolario e nella struttura delle frasi: se si usano frasi brevi o lunghe, parole formali o gergali, terminologie particolari e così via.
Il fatto che ChatGPT imiti il proprio stile renderà anche meno probabile che i lettori colgano il fatto che il contenuto è stato generato dall’AI.
Si può inserire uno dei propri esempi di testo nel prompt e chiedere al chatbot di imitare questi elementi in questo modo: “Usa il testo qui sotto per scrivere un articolo sull’argomento: [Argomento]. Usa lo stesso stile, le stesse frasi e lo stesso tono di questo testo nella tua risposta“.
Idealmente, il testo campione dovrebbe essere di circa 500 parole. In questo modo il chatbot ha abbastanza materiale per identificare i modelli nel testo e replicarli con maggiore precisione.
3. Spiegare chi è il pubblico
Specificando chi è il proprio pubblico di riferimento nei prompt, si fornisce al chatbot un ulteriore contesto sullo stile e sul tono da adottare, mentre si può dedicare meno tempo all’editing del risultato. Naturalmente, si può anche abbinare al ruolo assegnato.
Tornando all’esempio di Sara, si possono aggiungere anche alcuni dettagli sul pubblico. Ecco l’input aggiuntivo: “Il pubblico che leggerà questo articolo è composto da giovani adulti esperti di tecnologia di età compresa tra i 20 e i 35 anni, principalmente residenti in aree urbane, che amano i giochi e i media digitali. Sono alla ricerca di modi efficienti per bilanciare il lavoro e la vita personale grazie a trucchi di produttività“.
Come per i ruoli, bisogna assicurarsi di fornire dettagli specifici sul target, come i loro dati demografici, gli hobby, ecc. In questo modo, le risposte di ChatGPT non sembreranno robotiche e sarà più probabile che fornisca informazioni preziose calibrate sulle esigenze specifiche del proprio pubblico. Anche in questo caso, è possibile salvare questi dettagli nella casella Istruzioni personalizzate.
4. Umanizzare i contenuti dell’AI
I contenuti generati dall’AI devono essere trattati più come bozze che richiedono l’intervento umano, non come contenuti finiti. Come già accennato, gli strumenti di AI tendono ad utilizzare termini comuni, che sono facili da rilevare sia per gli AI detector che per i lettori. Il compito di chi scrive perciò è quello di individuare il linguaggio complesso e di riscriverlo per rendere il contenuto più umano.
Ecco un breve elenco di parole ed espressioni che i chatbot amano particolarmente utilizzare:
- “Nell’era digitale di oggi”;
- “In quest’epoca frenetica”;
- “In conclusione”;
- “In sintesi”;
- “Recentemente”;
- “Segna un passo decisivo”;
- “Al fine di”
- “Rappresenta…”;
- “Con questa novità mira a offrire”.
Altri termini abusati si possono trovare su questo thread di Reddit.
È buona norma cercare i termini che suonano innaturali nel normale linguaggio quotidiano. Gli strumenti di AI hanno anche l’abitudine di scrivere utilizzando la forma passiva. La forma attiva invece, aiuta a eliminare le parole superflue e a rendere il testo più scorrevole e più simile a un testo umano.