ChatGPT: blocco totale in Cina a partire da luglio

ChatGPT: blocco totale in Cina a partire da luglio

OpenAI sta avvisando gli utenti attivi dalla Cina di un blocco totale che impedirà loro di accedere a ChatGPT dalle prossime settimane.
ChatGPT: blocco totale in Cina a partire da luglio
OpenAI sta avvisando gli utenti attivi dalla Cina di un blocco totale che impedirà loro di accedere a ChatGPT dalle prossime settimane.

In via ufficiale, ChatGPT non è mai stato reso disponibile per chi si trova in Cina. Il colosso asiatico non rientra infatti nell’elenco degli oltre 160 paesi in tutto il mondo per i quali il servizio è stato reso fruibile. Ciò nonostante, molti utenti hanno fino a oggi interagito con il chatbot sfruttando le sue API, attraverso i loro dispositivi. Le cose stanno per cambiare.

OpenAI blocca l’accesso a ChatGPT dalla Cina

A riportarlo per primo è stato il quotidiano locale Securities Times. Ha reso noto che l’organizzazione guidata da Sam Altman ha iniziato a comunicare via email la volontà bloccare l’accesso dal territorio. La conferma è giunta con una dichiarazione affidata da un portavoce alla redazione di Reuters, che riportiamo di seguito in forma tradotta.

Stiamo adottando ulteriori misure per bloccare il traffico API dalle regioni nelle quali non supportiamo l’accesso ai servizi di OpenAI.

Il cambiamento sarà operativo a partire dal 9 luglio 2024. Avrà inevitabilmente un impatto non solo sugli utenti, ma anche sugli sviluppatori e sulle startup che hanno fin qui fatto leva sulle API per realizzare applicazioni basate sui modelli della famiglia GPT.

Non è chiaro cosa abbia spinto OpenAI a prendere la decisione, comunque prevista dalle proprie linee guida. Lo scorso anno abbiamo dedicato un articolo al proliferare del mercato nero di ChatGPT in Cina, concentrando l’attenzione sui metodi forniti agli utenti per sfruttare le funzionalità del chatbot. Inoltre, in più occasioni, si è discusso dei potenziali impieghi malevoli del sistema per creare e distribuire online contenuti etichettabili come disinformazione, una pratica ben nota.

Di certo, le alternative nazionali non mancano. Tutti i più grandi player del mondo tecnologico cinese hanno lanciato servizi simili, da Baidu ad Alibaba.

Ricordiamo infine che, all’inizio di maggio, si è parlato di una possibile azione degli Stati Uniti finalizzata a bloccare l’esportazione dei modelli IA avanzati in Cina.

La soluzione: basterà una VPN?

Essendo il blocco imposto di natura territoriale, coloro presenti in Cina che vorranno continuare a utilizzare ChatGPT, lo potranno fare ricorrendo all’utilizzo di una VPN, facendo transitare la loro connessione da un server posizionato in uno dei paesi ufficialmente supportati da OpenAI. Ognuno scelga il fornitore che preferisce: NordVPN, Atlas VPN, Cyberghost, ExpressVPN, Surfshark o altri.

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Fonte: Reuters
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Pubblicato il
26 giu 2024
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