Oramai ChatGPT viene utilizzato ovunque e in ogni ambito, nel tentativo di comprendere i limiti e le possibilità del chatbot e dei modelli di linguaggio di ultima generazione. Più recentemente in Germania un teologo ha proposto una messa celebrata da ChatGPT nella chiesa luterana di St. Paul a Fuerth. Non si tratta però dell’unico caso d’uso che potrebbe fare storcere il naso ad alcuni lettori. Volete un altro esempio? Ebbene, sappiate che una startup californiana ha creato un dispositivo collegato a ChatGPT che permette di parlare con gli alberi.
ChatGPT ci fa parlare con gli alberi?
Non si tratta di un’allucinazione, bensì di un esperimento molto interessante. La società ePlant ha creato un device noto come TreeTag, che funziona tramite energia solare e viene apposto sul tronco di un albero per captare informazioni sulla sua salute. Tramite cinque sensori, TreeTag registra luce, umidità, temperatura e movimenti dell’albero. Non manca, poi, un modo indiretto per comprendere il flusso di acqua e nutrienti, oltre alle dimensioni delle strutture interne della pianta.
Tutti i dati vengono quindi caricati su cloud per permettere a chiunque di leggerli tramite app ePlant. Per arboricoltori e amanti delle piante si tratta di uno strumento eccellente, ma dove si inserisce ChatGPT? Semplicemente diventa la voce dell’albero, permettendogli di esprimere a parole i dati raccolti.
In fondo si tratta di un modo di antropomorfizzare le nostre interazioni con le piante, forse anche eccessivo e inutile. Del resto, basterebbero i sensori per permettere a uno specialista di comprendere la condizione dell’albero e agire di conseguenza. In meno di un secondo si possono leggere i numeri e agire. Secondo ePlant, però, l’uso dei modelli di IA generativa permette di fornire una guida approfondita mirata all’albero interessato, facilitando le operazioni degli arboricoltori.