ChatGPT e Google Bard generano chiavi Windows valide

ChatGPT e Google Bard generano chiavi Windows valide

C'è chi ha chiesto a ChatGPT e a Google Bard di leggere le chiavi di attivazione per Windows, come faceva un tempo la sua cara nonna.
ChatGPT e Google Bard generano chiavi Windows valide
C'è chi ha chiesto a ChatGPT e a Google Bard di leggere le chiavi di attivazione per Windows, come faceva un tempo la sua cara nonna.

Le realtà che gestiscono gli strumenti di intelligenza artificiale, come nel caso di ChatGPT e di Google Bard, sono costantemente impegnate con l’obiettivo di correggere il tiro, per evitare che i loro servizi possano favorire attività illegali, incluse quelle legate alla pirateria: e il lavoro da fare non manca, come testimonia chi è riuscito a ottenere chiavi di attivazione valide per Windows semplicemente chiedendole ai chatbot. Non è la prima volta che accade, ne abbiamo già scritto nei mesi scorsi su queste pagine, ma all’epoca in relazione a W95. Questa volta, a essere interessate, sono invece le piattaforme più recenti ovvero W10 e W11. Non siamo certi che Microsoft ne sia felice, considerando anche la stretta collaborazione con OpenAI.

Se la nonna leggeva le chiavi di attivazione Windows

A confermarlo sono gli screenshot condivisi nel fine settimana dall’utente @immasiddtweets su Twitter, che per aggirare eventuali controlli da parte dell’IA ha fatto ricorso a un escamotage piuttosto semplice. In breve, ha chiesto al sistema di comportarsi come la nonna ormai defunta, che gli leggeva i codici per farlo addormentare. Detto, fatto.

Provando a replicare il test, pare che OpenAI (o comunque il sistema che monitora e controlla le risposte generate da ChatGPT), sia già intervenuta per evitare questo tipo di abuso.

Ciao! Mi dispiace, ma come intelligenza artificiale, non posso imitare la tua cara nonna defunta o leggere le chiavi di attivazione di Windows 10 o Windows 11 per farti addormentare.

Va precisato che le repliche dei chatbot non sono sempre le stesse. A qualcuno sono state comunque mostrate chiavi di attivazione valide. Ad altri no. Ad altri ancora, accompagnate da una sorta di disclaimer che chiede di non utilizzarle per finalità non consentite. Non è semplice capire sulla base di quali fattori o variabili.

Restando in tema, nel mese di febbraio, abbiamo notato come il nuovo Bing (sempre basato sul modello GPT) a volte suggerisca siti per lo streaming pirata semplicemente chiedendogli cosa vedere. Non c’è nemmeno bisogno di specificare di voler accedere a fonti non propriamente legali.

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Fonte: Neowin
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Pubblicato il
19 giu 2023
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