OpenAI e MIT Media Lab hanno pubblicato i risultati di due studi sugli effetti per il benessere emotivo derivanti dall’uso di ChatGPT. Anche se non è stato progettato per simulare interazioni personali, il chatbot potrebbe condizionare la vita sociale delle persone in caso di utilizzo prolungato.
Studi sull’uso affettivo di ChatGPT
ChatGPT viene utilizzato in vari modi. Anche se non progettato per sostituire o simulare le interazioni umane (come Character.AI o Replika), il chatbot potrebbe diventare un “compagno digitale” per alcuni utenti. L’obiettivo dei due studi effettuati da OpenAI e MIT Media Lab è verificare se le conversazioni possono influenzare il benessere emotivo e sociale delle persone.
OpenAI ha effettuato l’analisi automatizzata (senza intervento umano) di circa 40 milioni di interazioni tra utenti (solo statunitensi di lingua inglese) e ChatGPT. Successivamente ha effettuato un sondaggio con 4.076 utenti. MIT Media Lab ha invece organizzato una test con circa 1.000 persone per quattro settimane. I partecipanti hanno usato il chatbot almeno 5 minuti al giorno e quindi completato un questionario.
Al termine degli studi non sono stati rilevati indizi di coinvolgimento emotivo nella maggioranza delle conversazioni. Un uso affettivo del chatbot è stato individuato solo in un piccolo gruppo di persone che usano a lungo la modalità Advanced Voice. Lo studio di MIT Media Lab ha evidenziato che alcuni utenti sono stati influenzati dall’interazione con ChatGPT. Al termine dell’esperimento hanno segnalato una sensazione di solitudine.
In entrambi i casi ci sono limitazioni, come la breve durata degli studi (circa un mese) e il numero ridotto di partecipanti. I risultati non sono quindi attendibili al 100%. Dovranno essere effettuati altri studi con la collaborazione di esperti esterni per valutare l’impatto emotivo dei chatbot.