Nella stessa giornata in cui OpenAI svela GPT-4, si continua a discutere delle potenzialità e dei problemi che ChatGPT porta con sé. Il chatbot del momento è difatti temuto, sin dal suo avvento, dagli scrittori e dagli impiegati: con uno strumento come questo la qualità della scrittura aumenta, il tempo dedicato al lavoro riduce, incrementa la produttività e, di conseguenza, aumentano anche i guadagni per le aziende.
Uno studio recente di MIT cerca di offrire una visione nel mezzo, parzialmente ottimista e parzialmente pessimista, illustrando come gli scrittori potrebbero beneficiare molto di ChatGPT, ma anche come quest’ultimo tool potrebbe portare più licenziamenti nelle aziende.
ChatGPT è un aiuto o una condanna?
A condurre questa ricerca sono stati Shakked Noy e Whitney Zhang del dipartimento di economia dell’MIT, e i risultati sono stati stilati nel documento “Experimental Evidence on the Productivity Effects of Generative Artificial Intelligence”. Cosa si scrive al suo interno?
Fondamentalmente, l’analisi dell’IA generativa di casa OpenAI è stata effettuata con l’aiuto di 444 professionisti, suddivisi in due gruppi di lavoro tra comunicati stampa, brevi report ed e-mail, proprio come in una giornata lavorativa come tante altre. Solo a uno dei due gruppi è stato concesso l’utilizzo di un editor di testo come Word, mentre il secondo è stato autorizzato a utilizzare ChatGPT per eseguire il lavoro. Dopodiché, gli output sono stati valutati consegnando una somma di denaro più elevata ai lavori dai punteggi più alti.
I risultati? Coloro che hanno utilizzato ChatGPT hanno ridotto di quasi la metà il tempo necessario per completare le attività, mentre la qualità è migliorata – seppur di nemmeno un punto. Inoltre, circa il 68% dei lavoratori ha semplicemente copiato e incollato l’output di ChatGPT senza modificarlo, ottenendo comunque i medesimi punteggi di coloro che hanno applicato alcune modifiche.
Il parere dei ricercatori
Secondo i ricercatori, lo strumento di scrittura generativa è cruciale nell’aumento della qualità dell’output a basse capacità e in tempi ridotti; in altri termini, i lavoratori potranno essere pochi, ma il risultato finale resta degno di nota e si ottiene con maggiore rapidità. A confermare l’utilità di ChatGPT sono stati gli stessi partecipanti allo studio, i quali hanno riferito di avere notato un aumento della soddisfazione sul lavoro, rendendosi disposti a pagare circa lo 0,5% del loro stipendio per abbonarsi alla versione Pro del chatbot per ottimizzare il flusso di lavoro.
Parallelamente, gli economisti Noy e Zhang dell’MIT hanno concluso che ChatGPT comprime sostanzialmente la distribuzione della produttività, riducendo la disuguaglianza ma causando potenzialmente una diminuzione della domanda di lavoratori, in quanto lo strumento potrebbe sostituire gli scrittori e gli impiegati anziché integrare le loro competenze.