La prima collaborazione tra OpenAI e un’università è ufficiale: la stretta di mano appena annunciata lega l’organizzazione guidata da Sam Altman alla Arizona State University, che avrà così pieno accesso a ChatGPT Enterprise. È la formula di abbonamento introdotta nell’agosto scorso e ora impiegata da circa 260 grandi aziende. L’istituto ha intenzione di far leva sulle potenzialità dell’intelligenza artificiale per le lezioni, nell’attività di tutoraggio, con finalità di ricerca e altro ancora.
L’università dell’Arizona ha scelto ChatGPT
Stando a quanto rivelato, le trattative tra le due realtà che hanno portato a siglare la partnership sono andate avanti per almeno sei mesi. Già pianificato anche il progetto che porterà a un ampliamento del corso dedicato al prompt engineering, attraverso cui formare i professionisti di un settore per il quale si prevede una forte domanda di figure specializzate a stretto giro (per alcune nozioni di base rimandiamo al nostro approfondimento).
Considerando la natura dell’ambito su cui poggia la collaborazione, in sede di annuncio, OpenAI ha sottolineato come nessun input inviato sarà impiegato per l’addestramento dei modelli. Un chiarimento forse superfluo, ma ritenuto necessario in un periodo piuttosto caldo sul fronte dell’approvvigionamento delle informazioni destinate al training di GPT, come testimonia quanto sta accadendo nel braccio di ferro con il mondo dell’editoria.
Tra le altre cose, è in programma la creazione di avatar IA con i quali gli studenti potranno interagire per ricevere supporto nelle attività di studio e/o nel tempo libero. Insomma, un’alternativa virtuale ai compagni in carne e ossa. È tutta da valutare l’accoglienza riservata dai destinatari.
L’iniziativa che unisce OpenAI e Arizona State University è inedita, per modalità e finalità. L’impatto delle ultime evoluzioni emerse nell’ambito dell’intelligenza artificiale sul mondo della scuola ha sollevato qualche legittima preoccupazione, tanto che, rimanendo oltreoceano, alcuni distretti di Seattle, Los Angeles e New York City hanno approvato regole e linee guida pensate per impedirne o quantomeno limitarne l’utilizzo.