Proprio nel giorno in cui OpenAI presenta il nuovo modello o1, definito in grado di pensare prima di rispondere, la testata The Information pubblica un report che svela il numero degli utenti premium di ChatGPT e quanto le sottoscrizioni a pagamento al servizio stanno fruttando all’organizzazione guidata da Sam Altman, tra le altre cose alla ricerca di nuovi fondi tra gli investitori. I dati, va specificato, non sono stati annunciati né confermati pubblicamente in via ufficiale, ma la fonte è decisamente affidabile.
ChatGPT: oltre 11 milioni di utenti premium
Stando a quanto emerso, la versione Plus del chatbot (quella accessibile per 20 dollari al mese), conterebbe al momento oltre 10 milioni di iscritti. Un altro milione si starebbe invece affidando alle soluzioni business ed enterprise, più costose.
Utilizzare il condizionale è d’obbligo, nonostante la fonte delle informazioni, come anticipato, sia piuttosto affidabile. Si tratta infatti di un messaggio inoltrato allo staff da Brad Lightcap, COO di OpenAI, poi finito quasi inevitabilmente nelle mani della stampa.
Calcolatrice alla mano, l’attività di ChatGPT, nelle sue incarnazioni premium, porterebbe dunque più di 225 milioni di dollari ogni mese nelle casse dell’organizzazione. Circa 2,7 miliardi su base annuale.
Da questa cifra vanno ovviamente tolte le spese operative. E non sono poche, considerando l’entità dell’infrastruttura su cui poggia un servizio di intelligenza artificiale utilizzato a livello globale. Vanno considerati anche tutti coloro che si affidano alla formula gratuita, che pur rinunciando alle funzionalità più avanzate o ai modelli più evoluti, richiedono potenza di calcolo per l’esecuzione dei prompt inviati.
Questioni di monetizzazione a parte, per OpenAI il lavoro da svolgere su ChatGPT non manca. Proprio ieri abbiamo scritto su queste pagine di quanto scoperto da un hacker, una tecnica di social engineering che spinge l’IA a ignorare le regole e le restrizioni imposte, restituendo istruzioni dettagliate su come costruire una bomba.