Paul Liska, la cui uscita di scena era avvenuta lo scorso febbraio alla presentazione dei pesanti bilanci dell’ultimo quarto del 2008 di Motorola, in un esposto presentato al tribunale della contea di Cook accusa la sua ex-azienda di averlo fatto fuori solo per aver avuto il coraggio di dire la verità . In qualità di CFO, vale a dire di responsabile finanziario del gruppo, si era battuto per mantenere i conti in ordine e per presentare al pubblico e agli analisti le cifre esatte che dipingessero un quadro veritiero della situazione economica di Motorola. Onestà che gli sarebbe costata il posto.
Capire com’è andata veramente probabilmente richiederà di andare in tribunale e dare un’occhiata ai documenti che verranno fuori durante il dibattimento. Anche perché, a meno di notevoli progressi sul piano della diplomazia, il caso montato dall’ex-CFO pare proprio destinato a fare un gran baccano: secondo le sue accuse, respinte al mittente da Motorola, la sua uscita senza liquidazione sarebbe il risultato di un complotto ordito ai suoi danni per aver denunciato le inesattezze delle previsioni del comparto telefonia che fa capo al (co-)CEO Sanjay Jha.
In sostanza, la tesi di Liska è che le cifre proposte dalla divisione di Jha siano variate notevolmente e inspiegabilmente nel giro di poche settimane lo scorso autunno. Inoltre, l’intero comparto telefonico non avrebbe presentato un business plan accettabile e completo entro la scadenza fissata al 15 dicembre 2008: solo a metà gennaio il documento richiesto sarebbe finito nelle mani di Liska, che una volta analizzatolo lo avrebbe sconfessato in parte o del tutto davanti al consiglio d’amministrazione .
Il rischio, si legge nella denuncia presentata , era generare un “serio e deleterio impatto sulla credibilità e il rating di Motorola e sulle sue relazioni con i partner, soprattutto se i risultati della divisione Mobile dovessero continuare a calare molto al di sotto delle attuali previsioni”. Il problema sarebbero affermazioni “basate su assunti finanziari inaccurati e non dimostrabili”, che avrebbero generato “continui errori nelle previsioni”: i cellulari di Motorola, insomma, si starebbero comportando peggio di quanto i dirigenti non ammettano, con tutto ciò che tutto questo comporterebbe per il destino dell’intera azienda .
La sua netta presa di posizione nei confronti di questi numeri, dice , ne avrebbe in sostanza causato l’allontanamento: inizialmente la decisione pareva legata ai cattivi risultati del 2008, e le lodi comunque a lui rivolte da parte della dirigenza parevano prefigurare un allontanamento consensuale. In seguito, tuttavia, le carte presentate per ufficializzare il suo licenziamento avevano dipinto un quadro diverso: la sua cacciata sarebbe stata dovuta essenzialmente ad una cattiva condotta , nonché alla sua incompetenza. Accuse che Liska, a sua volta, respinge al mittente.
Secondo la versione di Motorola, che tuttavia al momento è nota solo in parte mancando un riferimento preciso alle carte presentate in tribunale, Liska giocherebbe a fare la parte del “paladino”: l’ex-CFO si sarebbe spinto fino a chiedere milioni di dollari in cambio del suo silenzio sui conti dell’azienda, che sarebbero perfettamente in ordine, e tutti i fatti descritti da lui nella denuncia (la mancata risposta di Jha alle sue ripetute richieste di un confronto, l’allontanamento forzoso senza giusta causa) sarebbero in realtà il frutto di un piano volto a danneggiare Motorola stessa.
In mancanza di dati ulteriori, la visione di Motorola e del suo management ancora in carica resta quella prospettata lo scorso febbraio: le previsioni per il 2009 parlano di una perdita di 10-12 cent ad azione, in vista di una eventuale netta flessione degli introiti a causa della congiuntura economica. In ogni caso, l’obiettivo di Motorola resta lo spin-off della divisione mobile : per questo, i bilanci dei vari comparti sono da tempo orientati verso l’indipendenza dei diversi business. Liska all’epoca (2008) era stato assunto proprio per facilitare questa transizione.
Luca Annunziata