Un ristorante, un bar, un albergo, ma non un posto qualsiasi, un posto che sia stato testato e approvato dai propri amici di Facebook: con queste premesse Facebook aveva lanciato Graph Search nel 2013, e ora lo rilancia con qualche promessa in più. Come quella di estendere le capacità in oggetto al mobile, ed estendere la portata della ricerca oltre i limiti precedenti: non solo quello che piace ai propri amici, ma anche quello che fanno e hanno fatto . Un meccanismo per cercare nella vita, presente e passata, dei propri conoscenti.
Il nuovo Search , che altro non è che la nuova denominazione per la precedente tecnologia , permette di fare un passo in più: oltre a cercare oggetti, luoghi ed eventi graditi agli amici permette anche di cercare tra gli status e le didascalie delle foto. Di fatto Search è una ricerca universale su Facebook , che si estende oltre i limiti precedenti fermo restando il rispetto dei paletti imposti dalla privacy: i risultati sono “personalizzati” su ciascun utente, visto che la mole di informazioni a cui può attingere è definita dalla propria rete sociale e dai limiti di condivisione fissati da chi ha immesso il contenuto su Facebook. Se le foto di un contatto ci sono precluse non saranno oggetto di ricerca, se uno status postato sul diario è indirizzato a una persona in particolare non sarà mostrato tra i risultati.
Fino a oggi la ricerca su Facebook si limitava a restituire informazioni su pagine, utenti e app: questo passo in avanti è stato ritardato da una rincorsa tecnologica, necessaria secondo il social network per tenere testa alla mole di richieste che piovono ogni giorno, ma anche dalla necessità di studiare il reale utilizzo che gli utenti fanno del servizio . In pratica nell’immaginario comune non è ancora entrata l’abitudine di cercare su Facebook un ristorante o un albergo: per quello gli utenti si rivolgono ancora al search tradizionale o si recano su siti specializzati, mentre sul sociale network puntano (ancora?) principalmente a consultare le notizie personali lasciate dai proprio contatti. I risultati del nuovo search, poi, “scavalcheranno” la vecchia modalità: cercare una società sportiva oggi fornisce il link alla pagina ufficiale della squadra, da domani dovrebbe mostrare innanzi tutto i post che i propri contatti hanno pubblicato con all’interno la parola chiave immessa.
Offrire la possibilità di cercare tra i vecchi post e le vecchie foto è solo un altro modo per allungare i tempi di permanenza sul sito : Facebook vanta già uno dei record mondiali in tal senso, e ogni altro meccanismo per trattenere online gli utenti equivale a potergli mostrare più pubblicità e dunque aumentare gli introiti. Inoltre, proprio a causa del meccanismo appena descritto, per raggiungere maggiore visibilità nelle ricerche le aziende potrebbero essere convinte ad acquistare maggiore pubblicità: proprio come accade su Google, dove gli inserzionisti fanno a gara per accaparrarsi lo spazio in cima alla SERP dell’azienda di Mountain View. Se poi questo dovesse tradursi in una abitudine crescente a confondere il search di Facebook con il search tradizionale, ben venga: proprio per la faccenda dei tempi di permanenza, Facebook ha tutto l’interesse a promuovere l’equivalenza tra il suo network e il Web in generale, come un enorme e quasi infinito giardino recintato dentro cui trascorrere ore ogni giorno.
Interessante, infine, valutare i tempi con cui questa nuova funzione è approdata presso il grande pubblico: le prime anticipazioni sulla ricerca universale tra i post di Facebook risalgono ad almeno un paio d’anni fa, ma in questa circostanza il social network se l’è presa comoda per realizzare il prodotto. Per ora inizierà il suo cammino dalla versione inglese del sito e sarà disponibile su desktop e mobile gradualmente a partire dai prossimi giorni : la spiegazione di questo lento progresso, oltre a quella tecnica di approntare i server, è probabilmente anche legata alla necessità di garantire il rispetto della privacy ed essere certi che la ricerca non vada oltre i materiali destinati alla fruizione del singolo utente senza pericolose incertezze.
Luca Annunziata