L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha chiuso l’istruttoria avviata a gennaio e relativa alla promozione e vendita di uova di Pasqua con la collaborazione di Chiara Ferragni. Le due società della nota influencer verseranno 1,2 milioni di euro all’impresa sociale “I Bambini delle Fate”. L’accordo è stato raggiunto dopo la rinuncia al ricorso per la sanzione da un milione di euro inflitta dall’antitrust per la vicenda del cosiddetto Pandorogate.
Niente ricorso per evitare un’altra multa?
L’autorità antitrust ha inflitto una multa di oltre un milione di euro alle società Fenice S.r.l. e TBS Crew S.r.l. di Chiara Ferragni per aver ingannato i consumatori, lasciando intendere che l’acquisto del Pandoro Pink Christmas avrebbe contribuito ad una donazione all’Ospedale Regina Margherita di Torino. L’influencer aveva chiesto l’annullamento del provvedimento e quindi della sanzione.
Ieri, i legali della Ferragni hanno depositato al TAR del Lazio la rinuncia al ricorso. Tale decisione è probabilmente correlata (non ci sono conferme) al caso delle uova di Pasqua. Il ricorso sarebbe stato ritirato per evitare un’altra multa. L’autorità aveva avviato un secondo procedimento per verificare se l’iniziativa benefica a favore dell’impresa sociale “I Bambini delle Fate” potesse essere considerata una nuova pratica commerciale scorretta.
L’istruttoria è stata chiusa dopo che le parti interessate hanno presentato impegni vincolanti. Uno di essi prevede una donazione di 1,2 milioni di euro all’impresa sociale “I Bambini delle Fate” da parte di Fenice e TBS Crew, mentre Cerealitalia Industrie Dolciarie s.p.a. (titolare del marchio Dolci Preziosi) devolverà 100.000 euro.
Le società hanno inoltre promesso di separare in modo netto e permanente le attività con finalità commerciali da quelle con finalità benefiche, in modo da eliminare alla base ogni rischio di diffondere comunicazioni commerciali non corrette sull’eventuale contributo che i consumatori possono fornire a iniziative benefiche tramite l’acquisto di prodotti o servizi. In pratica, l’antitrust chiede una maggiore trasparenza, come previsto dal disegno di legge “Beneficenza” di fine gennaio.