Thierry Breton, Commissario per il mercato interno, ha più volte evidenziato la necessità di raggiungere la sovranità tecnologica, riducendo la dipendenza dai chipmaker asiatici e statunitensi mediante la costruzione di fabbriche in Europa. Alcuni esperti del settore hanno tuttavia manifestato perplessità sul piano di investimenti, considerato uno spreco di denaro pubblico.
Produzione chip in Europa: soldi buttati?
Da diversi mesi c’è una forte carenza di chip che ha provocato un rallentamento della produzione in vari settori, soprattutto in quello automotive. Secondo Thierry Breton è necessario costruire fabbriche in Europa, in modo da ridurre l’indipendenza dalle forniture che arrivano da Asia e Stati Uniti. Il Commissario ritiene che si dovrà investire nella produzione dei chip da 2 nanometri a partire dal 2030.
Diversi dirigenti aziendali ritengono però che il denaro pubblico dovrebbe essere utilizzato per incrementare la produzione di chip da 10-22 nanometri, ovvero quelli che servono oggi per eliminare il “collo di bottiglia”. Alcuni evidenziano inoltre le difficoltà di raggiungere l’obiettivo dei 2 nanometri, visto che l’Europa ha molti anni di ritardo rispetto ai big del settore.
Breton dovrebbe convincere uno dei tre produttori mondiali (TSMC, Intel e Samsung) ad investire 20 miliardi di euro nella costruzione di una nuova fabbrica in Europa. Durante un meeting avvenuto la scorsa settimana, Pat Gelsinger (CEO di Intel) avrebbe chiesto un sussidio di 8 miliardi di euro per la costruzione di una nuova fabbrica.
Molti esperti del settore ritengono più utile finanziare le aziende europee, come STMicroelectronics, Infineon, NXP e ASML, in modo da incrementare la produzione di chip meno avanzati che vengono impiegati nell’industria automotive.