Choruss, gli ostacoli del file sharing legale

Choruss, gli ostacoli del file sharing legale

Avrebbe dovuto rappresentare la soluzione alla condivisione non autorizzata dei contenuti musicali nei campus universitari USA. Il fallimento è colpa dell'attuale, frammentato ecosistema del copyright, dice l'ideatore
Avrebbe dovuto rappresentare la soluzione alla condivisione non autorizzata dei contenuti musicali nei campus universitari USA. Il fallimento è colpa dell'attuale, frammentato ecosistema del copyright, dice l'ideatore

Choruss è storia: il progetto di Jim Griffin doveva eliminare il P2P non autorizzato sui network degli atenei a stelle e strisce, ma il suo ideatore conferma ora che un simile, ambizioso obiettivo non è ancora alla portata di nessuno. La legalizzazione completa del file sharing è ancora di là da venire , dice l’ex-CEO di Warner Music Group , ma si tratta di un evento inevitabile. Prima o poi.

Griffin si assume tutte le colpe del fallimento del progetto Choruss, e spiega di aver preso sotto gamba la complessità del problema. Basato sulla piattaforma Audiogalaxy , il network avrebbe dovuto raccogliere il supporto di tre grandi etichette discografiche inclusa WMG. Per garantire il marchio di “legalità al 100%” al servizio, però, Griffin avrebbe dovuto raggiungere ogni singolo cantautore per stipulare un contratto di revenue sharing per il download dei contenuti musicali.

E invece “non siamo riusciti a trovare nemmeno la metà dei detentori dei diritti d’autore”, dice Griffin, ragion per cui è stato quasi impossibile assicurarsi le licenze necessarie a mettere in piedi l’ambiziosa piattaforma. L’alternativa era correre il rischio di dover affrontare cause legali e richieste di danni monetari esorbitanti.

Dunque Choruss è ufficialmente sospeso, mentre la piattaforma Audiogalaxy si appresta a tornare sotto forma di un servizio di streaming per dispositivi mobile basato su sottoscrizioni a pagamento. Ma Griffin non si dà per vinto e si dice concentrato sulla sua ultima impresa, Onehouse LCC .

L’obiettivo è ambizioso, vale a dire eliminare la frammentarietà del copyright raccogliendo le informazioni su tutti i detentori dei diritti in un database simile al sistema dei domini DNS. Anche se probabilmente ci vorrà “il resto della mia vita”, conclude Griffin, per realizzare questo “sogno”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
22 ott 2010
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