Con il debutto di Chrome 71, previsto per il mese prossimo, Google ha intenzione di proseguire nella sua lotta a quelle che definisce esperienze intrusive. Il riferimento è alle forme di advertising che compromettono l’esperienza di navigazione dell’utente, progettate per risultare fuorvianti, per carpire le informazioni personali o più in generale che si traducono in un comportamento anomalo del sito.
Chrome 71: stop alle pubblicità invasive
Già con il rilascio della versione 68 avvenuto alla fine di luglio bigG ha impedito alle pagine di aprire nuove schede o finestre se il sito è etichettato come responsabile di comportamenti lesivi per chi naviga. Ora il browser di Google sta per compiere un ulteriore passo in avanti, potenziando la propria funzionalità di ad-block. Una volta avviato il rollout, i webmaster avranno a disposizione un periodo di tempo pari a 30 giorni per ripulire il codice dei loro portali, altrimenti vedranno tutte le inserzioni pubblicitarie bloccate da Chrome, con ovvie conseguenze in termini di monetizzazione. Ciò vale sia per l’edizione desktop sia per quella destinata a smartphone e tablet.
Gli utenti avranno in ogni caso la possibilità su Google Chrome di disattivare il filtro, se lo vorranno, anche in modo selettivo per un solo portale.
Le esperienze intrusive, secondo Google
Ai webmaster viene messo a disposizione uno strumento di analisi, utile per comprendere se vi è o meno la necessità di intervenire e ripulire le proprie pagine dalle pubblicità invasive. Nel dettaglio, sono queste le esperienze intrusive contro le quali il gruppo di Mountain View ha intenzione di usare il pugno duro.
- Messaggi fasulli: annunci, notifiche, finestre di dialogo del sistema o finte conversazioni di chat che compaiono in ogni angolo dello schermo;
- aree di click impreviste: sfondi trasparenti o zone non visibili della pagina che con un click conducono a un annuncio o a un altro sito;
- comportamento fuorviante: elementi fondamentali della pagina come barre di scorrimento, pulsanti per la gestione della riproduzione di chiusura o frecce di navigazione che conducono a un annuncio;
- phishing: raccolta di informazioni personali tramite pratiche malevole;
- reindirizzamento automatico: elementi che indirizzano il navigatore verso altre pagine senza alcuna interazione;
- puntatore del mouse: elementi dall’aspetto simile a quello del puntatore che inducono chi naviga a un’interazione fittizia;
- malware o software indesiderato: download di codice malevolo o programmi non desiderati che possono risultare dannosi per l’utente.
Quella annunciata oggi da Google è una novità perfettamente in linea con la strategia messa in campo ormai da qualche tempo, che mira a ottimizzare l’esperienza di navigazione dell’utente, fornendo a chi gestisce un sito le linee guida da seguire per assicurarsi in ogni caso la possibilità di monetizzare attraverso l’advertising. Al tempo stesso, dimostra però quanto potere eserciti oggi Chrome, forte della sua leadership nel settore dei browser, dove detiene oltre il 60% di market share a livello globale.