Non si ferma l’ondata di annunci di Google I/O: la conferenza di BigG a San Francisco è un fiume in piena, con lanci e rilasci a ripetizione. Tra l’altro, Mountain View sceglie il palco del Moscone Center per rilanciare la sua azione su iOS: per il sistema operativo mobile di Apple ha in serbo un bel numero di novità, a cominciare da un browser e per finire nello storage nella nuvola. Alla faccia di Safari e iCloud.
Peccato solo che Google debba rinunciare a pezzi fondamentali della sua tecnologia per sbarcare su iPhone e iPad. Chrome per iOS , disponibile per tutti i device con il sistema operativo dalla release 4.3 in su, deve per esempio rinunciare al suo prestante motore JavaScript in favore di quello standard WebKit: le regole Apple proibiscono qualsiasi interprete di codice a bordo , e dunque le prestazioni di Chrome risultano “castrate” da queste regole. Regole che, naturalmente, non valgono per Safari: il browser Apple monta il suo engine Nitro che è decisamente più prestante del default WebKit, e dunque le sue prestazioni complessive sono superiori .
Da parte sua, però, Chrome ha ancora parecchie carte da giocare. Innanzi tutto la sua presenza sui diversi sistemi operativi è superiore a quella di Safari: BigG si spinge ad affermare che con oltre 300 milioni di utenti sarebbe il browser preferito dalla maggioranza dei navigatori, ma si tratta probabilmente più di proclami da comizio. Su piattaforma Windows di sicuro Chrome si difende meglio di Safari: dunque la possibilità di condividere in modo trasparente segnalibri, consultare le schede aperte atrove, registrare le password e riutilizzarle nei vari contesti, di inviare schede a uno dei dispositivi collegati al proprio account per una lettura successiva, sono fattori da non trascurare. Con il crescere della popolarità di smartphone e tablet, avere un singolo profilo sincronizzato tra vari device che garantisca semplicità e coerenza di esperienza utente non è cosa da poco.
Altro fattore interessante per Chrome iOS è la capacità di avviare una sessione privata (“Incognito”) direttamente dalla interfaccia del browser: Safari iOS costringe l’utente ad andare nelle Preferenze di Sistema, e non prevede la possibilità di far viaggiare parallelamente le due modalità nello stesso momento. Nel caso di Safari c’è un interruttore da pigiare: acceso o spento. Nel caso di Chrome, invece, con un gesto di un dito si passa da una tab privata a una normale, senza dover abbandonare l’app. C’è poi un altro punto debole di Safari ad essere sfruttato: se il browser Apple si ferma a 9 schede aperte in contemporanea, il browser Google non pone praticamente limiti al numero di attività svolte. Infine, funziona molto bene la ricerca vocale : si tocca con un dito l’icona nella barra degli indirizzi, si parla al device, in pochi attimi si ottengo i risultati della ricerca su Google.
Naturalmente restano valide tutte le altre limitazioni di iOS: Chrome in questa versione non supporta Flash (quindi niente giochi, ma è un problema che dovrà affrontare presto anche Android ), e non può essere impostato come browser predefinito. Per Apple non esiste altro browser all’infuori di Safari, e dunque qualunque app che contenga un link a una pagina Web finirà per dirottare l’utente comunque sul browser di Cupertino. Lo stesso tipo di limitazione si applica a client di posta e app geografiche, ma è indubbio che di fronte a uno schiacciante successo di Chrome si potrebbe anche verificare un aumento tale della pressione sulla Mela per cambiare questa funzionalità da spingere Tim Cook e soci a farci un pensiero.
Anche Google Drive risente di questo tipo di limitazioni di iOS: per esempio non c’è modo di editare un documento Google Docs aperto dall’interno dell’applicazione, che di fatto si comporta come un semplice “browser” per i contenuti archiviati nella nuvola di Google. Un browser molto efficace, visto che incorpora il search di BigG (che analizza anche il contenuto dei PDF), ma che è solo in grado di guardare una versione statica di un documento e al più condividerla con qualche utente. L’unica possibilità che resta è quella di aprire un documento in Safari (e l’editing in questa forma, soprattutto su iPhone, non è esattamente un’esperienza appagante), o possedere app di terze parti in grado di svolgere con maggiore efficacia il compito di modificare un documento GDocs.
Naturalmente, sia per Chrome che per Google Drive si tratta solo dell’esordio su iOS : le controparti Android sono decisamente più avanti in termini di funzionalità e velocità, ed è auspicabile che Mountain View punti a migliorare anche i prodotti per i device di Cupertino in futuro. Non è improbabile che poi ci sia altro a bollire in pentola (un’app per le mappe, oltre ad Earth, visto il divorzio con Apple ? un derivato di QuickOffice con il marchio Google, post-acquisizione ?), ma è una faccenda che si evolverà nel giro di qualche settimana: non è improbabile che BigG conti di ultimare la cottura di altre novità in tempo per il rilascio di iOS 6 previsto per l’autunno.
Luca Annunziata