L’ipovisione è una forte riduzione dell’acuità visiva causata da patologie sia infettive che genetiche o procurata da altre malattie che non coinvolgono direttamente l’apparato visivo. Questa condizione rende il soggetto parzialmente incapace di attendere alle attività quotidiane e ad una normale vita di relazione.
Le cause più frequenti di ipovisione derivano da una lesione retinica centrale e, in misura minore, da una ridotta funzionalità della retina periferica. L’ipovisione centrale impedisce la visione del dettaglio, mentre quella periferica ostacola l’orientamento e la mobilità. L’interessato viene così definito ipovedente.
Per le ragioni sopra citate, l’individuo che si trova ad affrontare tale situazione è sottoposto ad una continua ricerca per trovare la condizione ottimale, al fine di sfruttare al meglio il proprio residuo visivo. Questo concetto si applica sia alla visione ambientale, sia a quella ravvicinata. Non bisogna dimenticare che il processo sopra descritto, si realizza in maniera direttamente proporzionale, in relazione alle condizioni ambientali esterne che la persona si trova ad affrontare in quel determinato momento.
Chi sono gli ipovedenti
Giuridicamente parlando, gli ipovedenti sono le persone che presentano problemi di vista più o meno gravi. Secondo la legge italiana esistono tre categorie di ipovedenti, che vanno dalla più grave (meno di 1/10 di vista o meno del 30% del campo visivo) alla meno grave (meno di 3/10 o meno del 60%), come altresì previsto anche da una direttiva della Organizzazione Mondiale della Sanità del 1977. Al di là dei termini legali, si tratta di una vasta categoria di persone (secondo alcune stime circa un milione in Italia ), che presentano difficoltà assai diverse. Si va da soggetti che vedono solo nella parte centrale dell’occhio ad altri che, invece, vedono solo nella parte periferica. Ci sono persone che soffrono di nistagmo e quindi faticano a tenere a fuoco un oggetto per molti secondi. Altre persone soffrono di fotofobia, altre hanno invece bisogno di molta luce per poter vedere nitidamente gli oggetti.
Gli ipovedenti e l’uso del pc
A seconda del grado di disabilità visiva, gli ipovedenti possono adottare diverse strategie per leggere lo schermo del computer. Nella maggior parte dei casi è sufficiente utilizzare un monitor di grandi dimensioni e sfruttare le funzioni di accesso facilitato presenti nel sistema operativo. Per quanto riguarda Windows, ci riferiamo agli schemi di colori a contrasto elevato e all’uso di caratteri più grandi. Se questa soluzione non è sufficiente, si ricorre a programmi di ingrandimento dello schermo, detti magnifier.
Si tratta di programmi che ingrandiscono la porzione di schermo in cui si trova il cursore o il puntatore del mouse. L’utente può scegliere il tasso di ingrandimento (da 1,25 a 16 volte). Naturalmente, maggiore è il tasso di ingrandimento, minore sarà la porzione di schermo visibile sul monitor. Il programma ingrandente offre diverse modalità di visualizzazione, ad es. tramite una lente che ingrandisce solo una piccola porzione dello schermo, oppure tramite l’ingrandimento di una sola riga orizzontale (funzione utile per la lettura dei testi); il magnifier è anche in grado di agire sulla personalizzazione dei colori, sulla rimodulazione del contrasto, della saturazione e rifrazione, oltre ad avere naturalmente la possibilità di ingrandire l’intero schermo.
In Italia attualmente vengono commercializzati tre magnifier:
1) ZoomText di Aisquared , distribuito dalla Tiflosystem ; e Cavazza
2) MAGic di Freedom Scientific , distribuito da varie ditte, tra cui Subvision , Centro Nazionale Tiflotecnico dell’U.I.C. e Istituto Cavazza ;
3) Lunar di Dolphin Computer Access , distribuito da Voicesystems , Audiologic e Centro Nazionale Tiflotecnico dell’U.I.C..
Questi software, accanto alla funzione di ingrandimento, possono fornire una sintesi vocale, da usare per leggere testi lunghi o scritti con caratteri particolarmente difficili da leggere.
Il costo di questi programmi, diffusi anche presso i centri per l’ipovisione e gli ottici specializzati, varia dai 600 ai 1.200 euro, a seconda che siano dotati o meno della sintesi vocale (stima riferita all’anno 2006).
Bisogna ricordare che il D.M. Sanità 332/99 prevede che questi software siano forniti come protesi dal servizio sanitario nazionale, quindi dalle ASL. Tuttavia la normativa è assai farraginosa, per cui spesso risulta difficile usufruire di queste agevolazioni.
Gli ipovedenti ed il web
L’utilizzo dell’informatica e del web in particolare, ha accentuato lo sforzo di adattamento da parte di costoro.
Negli ultimi anni le pagine web sono state riempite con elementi diversi dalle semplici informazioni. Ad esempio, oggi, quando si accede ad un portale, ci si trova davanti a banner pubblicitari, scritte in movimento, colori che cambiano in continuazione, ecc.
Alcuni siti sembrano essere progettati in funzione della pubblicità che dovranno ospitare, cosa che potrebbe indurre il web master a ritenere di dover “peggiorare” l’accessibilità dei suoi contenuti pur di mettere maggiormente in evidenza gli aspetti meramente scenografici presenti nelle pagine.
Il non tenere in considerazione variabili quali l’acuità visiva, il campo visivo, la percezione dei colori, e altre patologie collaterali che influiscono negativamente sulla sensibilità visiva, può spesso significare rendere inaccessibile l’esplorazione dei siti agli ipovedenti.
Ferma restando la possibilità di utilizzare le funzioni di ingrandimento del magnifier e di leggere di volta in volta la porzione di schermo che viene ingrandita, i magnifier di ultima generazione offrono una ulteriore modalità di accesso che destruttura la pagina, dando così modo di focalizzare l’attenzione sui singoli oggetti presenti nella pagina. Vi è poi la possibilità di accedere ai link tramite una apposita funzione, che crea una lista di tutti i collegamenti presenti sulla pagina.
Il magnifier consente anche di modificare i colori della pagina web. Peraltro questa possibilità esiste anche a livello di sistema operativo e di browser. Tuttavia utilizzando queste funzioni, non sempre si ottengono i risultati sperati. Ciò dipende in parte da difetti dei browser e in parte da errori di programmazione delle pagine web. Poiché la maggior parte degli ipovedenti non utilizza un magnifier, ma si limita ad usare le funzioni di ingrandimento dei caratteri messe a disposizione dal browser, è da questa base che dobbiamo partire per analizzare i problemi più diffusi ed adottare le possibili soluzioni.
Gli ipovedenti tendono ad utilizzare basse risoluzioni dello schermo (solitamente 800×600), ottenendo in tal modo l’effetto di ingrandire le icone ed i caratteri dell’interfaccia. Nel creare il layout dei siti web bisognerebbe sempre tenere presente questa possibilità e verificare che, in presenza di risoluzioni diverse, gli oggetti si ridispongano correttamente, senza fuoriuscire dallo schermo con conseguente comparsa della fastidiosissima barra di scorrimento orizzontale.
Nella costruzione di un sito web la prima cosa da tenere presente è che le funzioni di accesso facilitato fornite dai browser non possono fare nulla per migliorare la leggibilità delle immagini ed in particolare del testo presente al loro interno. Pertanto, se si decide di creare un link sotto forma di immagine, è indispensabile fornire un testo alternativo (tag alt) ed un tool tip che appaia quando si sposta il puntatore del mouse sopra all’immagine (tag title).
Per quanto riguarda i link testuali, è importante anzitutto segnalare graficamente che si tratta di link. Se proprio non si vuole utilizzare la classica sottolineatura o un colore diverso, si deve almeno implementare il mouseover, facendo sì che al passaggio del mouse il colore del testo o dello sfondo cambino o comunque ci sia un altro effetto che renda evidente che si tratta di un testo cliccabile. Lo stesso dovrebbe accadere quando si scorrono i link con il tasto Tab.Relativamente alle foto, dovrebbero essere disposte in modo che non alterino la continuità di lettura del testo; se ciò non fosse possibile, sarebbe opportuno lasciare una quantità di spazio sufficiente per che l’ipovedente possa evitare il rischio, assai probabile, di perdere l’orientamento durante la lettura della pagina.
È importante organizzare il layout del sito in modo ergonomico, distinguendo nettamente le diverse aree delle pagine (banner, menu di navigazione, contenuto principale, ecc.), tenendo conto che lo sguardo dell’utente tende ad andare verso il lato sinistro dello schermo. All’interno di ciascuna area è opportuno utilizzare un colore univoco per lo sfondo, per facilitare l’orientamento, evitando di usare colori fluorescenti in quanto danno l’illusione di un buon contrasto, ma rendono i contenuti inaccessibili. Si deve altresì evitare sfondi sfumati o immagini di sfondo, che rendono difficile la lettura dei siti.
Senza voler limitare la fantasia dei grafici, occorre segnalare che ci sono tipi di caratteri più leggibili di altri. In particolare Arial, Times New Roman, Verdana e Century Gothic hanno una struttura più semplice, mentre Impact, Juice, Matisse, Rockwell e simili hanno una struttura più complessa e sono pertanto da evitare. Anche caratteri stilizzati, quali Matura, Snap, Matisse ITC, Lucida Handwriting e simili vanno evitati.
Il grassetto va usato con parsimonia, giacché alcuni ipovedenti potrebbero avere difficoltà a discriminare i contorni delle lettere dal corpo più chiaro internamente.
In ogni caso non si devono utilizzare caratteri a dimensione fissa, in quanto i browser non sono in grado di modificarli quando l’utente utilizza le opzioni di ingrandimento dei caratteri in essi presenti.
Tra i 22 requisiti contenuti nel D.M. 183/2005, attuativo della legge 4/2004 , ce ne sono ben 10 che riguardano in qualche modo le persone con problemi di vista. Segnaliamo i più significativi.
Il colore del testo e dello sfondo devono essere sufficientemente contrastati. Il W3C ha elaborato un apposito algoritmo per verificare se il contrasto dei colori è sufficiente. Tuttavia tale formula matematica si è rivelata insufficiente a coprire tutti i casi possibili. Per questo motivo la Commissione OSI e la Commissione Ipovisione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, in collaborazione con L’Associazione Nazionale Subvedenti, l’Università La Sapienza di Roma, il C.N.R. (Centro Nazionale delle Ricerche), la Fondazione Maugeri dell’Università di Pavia ed il sig. Diodati , sta cercando di elaborare un nuovo algoritmo, che speriamo possa dare un’ulteriore strumento ai webmaster.
Sempre il W3C fornisce molti altri strumenti per verificare come può apparire una pagina web a chi ha problemi di vista.
Anche i colori fluorescenti sono da evitare, in quanto danno l’illusione di un buon contrasto, ma rendono i contenuti inaccessibili.
In ogni caso non bisogna usare esclusivamente il colore per veicolare le informazioni. Caso tipico è quello dei moduli, nei quali i campi contrassegnati in rosso sono obbligatori. A proposito di moduli, dovrebbe essere sempre evidente il collegamento tra etichetta e campo cui si riferisce. Porre l’etichetta ad una distanza eccessiva costringe l’ipovedente a spostare lo sguardo o a spostare la lente del proprio magnifier. Anche la dimensione dei campi editazione e delle caselle combinate non dovrebbe essere troppo esigua, per evitare che parte del testo in essi contenuto fuoriesca dallo spazio ad essi riservato.
L’uso dei fogli di stile (CSS), che consente di separare nettamente la presentazione grafica dai contenuti, non solo risponde maggiormente agli standard del W3C ed è conforme alla Legge Stanca, ma assicura una maggiore adattabilità del testo alle esigenze degli ipovedenti.
Tramite i fogli di stile è anche possibile creare delle skin alternative. Si tratta semplicemente di predisporre uno o più layout differenti da quello standard, che però presentino gli stessi contenuti, soltanto disposti in modo diverso o con caratteri di dimensioni maggiori e con un contrasto cromatico più elevato. L’utente potrà scegliere la skin che meglio si adatta alle proprie esigenze.
Si tenga presente che la possibilità offerta dai browser di creare un proprio foglio di stile di fatto risulta inutilizzabile, soprattutto perché l’utente medio non ha le competenze per realizzare un foglio di stile e perché gli effetti di questi fogli di stile sono assolutamente imprevedibili.
La creazione di skin alternative apre la possibilità di rendere navigabile il sito anche con strumenti diversi dal computer, quali palmari e smartphone, nei quali, date le dimensioni ristrette del display, è gioco forza necessario presentare i contenuti in modo differente.
Un altro aspetto critico è l’aggiornamento automatico delle pagine web. Alcune di esse sono programmate per essere ricaricate automaticamente dal browser ad intervalli predefiniti, oppure possono presentare i frames o animazioni Flash che si aggiornano. In entrambi i casi il magnifier potrebbe perdere l’area focalizzata ed ingrandire un punto arbitrario dello schermo. Sarebbe opportuno avvertire l’utente della presenza di meccanismi di autoaggiornamento e dargli la possibilità di disattivarli.
Chiudiamo con una considerazione sui documenti PDF, molto diffusi su Internet. Essi risultano solitamente di difficile manipolazione per gli ipovedenti, in quanto non si possono modificare né i colori né il font e le dimensioni dei caratteri, a meno che i file PDF non siano realizzati seguendo le apposite linee guida dettate dalla Adobe.
Conclusioni
Come si vede, non esistono soluzioni semplici per venire incontro alle esigenze degli ipovedenti, soprattutto perché esse sono molteplici e non riducibili a pochi tipi ben determinati. Questa è forse la differenza sostanziale rispetto ai non vedenti, i cui problemi sono noti e le soluzioni ben collaudate. Tuttavia questo non ci esime dal criticare siti sempre più affollati di immagini in movimento, testi piccolissimi e/o scorrevoli, finestre pop-up, etc.
Chiediamo perciò ai webmaster, durante la progettazione dei siti web, di tenere conto anche delle esigenze di chi ha problemi di vista come le persone ipovedenti. Al di là del rispetto delle regole tecniche, non si può prescindere dal coinvolgimento diretto degli utenti. La Commissione OSI dell’U.I.C., è disponibile ad offrire collaborazione per verificare sul campo le soluzioni adottate. Un sito difficile da vedere e da consultare sarà sicuramente anche un sito meno visitato.
Commissione Osservatorio Siti Internet – Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti
Gli articoli precedenti:
Accessibilità dei siti web? Che cos’è?
Come navigano i non vedenti?