La State Administration for Market Regulation della Cina ha aperto un’indagine nei confronti di NVIDIA per la possibile violazione della legge anti-monopolio. La decisione dell’autorità antitrust potrebbe essere l’ennesima ritorsione contro il governo statunitense che ha bloccato l’esportazione di chip HBM e apparecchiature per le produzione di semiconduttori.
Acquisizione di Mellanox di nuovo sotto esame
NVIDIA ha acquisito Mellanox a marzo 2019 per circa 7 miliardi di euro. L’azienda israeliana offriva dispositivi di rete e progettava chip per supercomputer. La State Administration for Market Regulation aveva approvato la transazione nel 2020, ma NVIDIA doveva rispettare una serie di impegni.
Uno di essi era l’obbligo di fornire ai concorrenti informazioni sui nuovi prodotti entro 90 giorni dal lancio. L’azienda californiana doveva inoltre consentire ai chipmaker cinesi di testare i loro prodotti con le tecnologie di Mellanox. L’indagine antitrust è stata avviata perché NVIDIA non avrebbe mantenuto le promesse.
La tempistica non sembra però casuale. All’inizio del mese, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha aggiornato le restrizioni sull’esportazione di chip verso la Cina, aggiungendo i chip HBM usati nei sistemi per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale e 14 apparecchiature per la produzione di semiconduttori.
La Cina ha subito risposto con il blocco delle esportazione di antimonio, gallio e germanio. L’avvio dell’indagine sembra quindi una nuova ritorsione nei confronti degli Stati Uniti. NVIDIA si trova al centro di uno scontro geopolitico tra le due superpotenze che si sfidano nel settore dell’intelligenza artificiale ad uso civile e militare.