Roma – Guerra aperta agli anonimi mobili in Cina: il Ministero dell’Industria e dell’Informazione ha annunciato la prossima messa in atto della “Policy sull’identità reale”, un programma che permetterà di identificare i possessori delle mobile card prepagate.
Il governo di Pechino potrebbe presto imporre a più di 200 milioni di utenti di registrare le proprie sim card presso le compagnie di telefonia mobile. Già testato a Shangai, questo sistema vieterebbe l’acquisto di telefoni cellulari e relative schede prepagate a chi non esibisce un documento di riconoscimento. Un provvedimento che fa parte delle misure di sicurezza atte ad arginare il fenomeno della falsificazione di documenti, lo spam e il phishing via sms.
“Speriamo di rendere operative entro la fine dell’anno le regolamentazioni sulla vendita e registrazione delle sim card” dichiara un portavoce del Ministero. Presto la notizia è diventata argomento degno di topic su blog e forum.
Sino ad ora, fatta eccezione per Shangai, era possibile acquistare una sim prepagata senza dover certificare la propria identità. Un invito a nozze per quanti volessero utilizzare il cellulare per scopi poco ortodossi e, di contro, un arduo compito per le autorità nell’identificare gli utenti coinvolti in frodi telefoniche. Grazie alla nuova Policy le cose dovrebbero cambiare.
Se è vero che a noi italiani ” quanto sci piasce chiacchierare “, anche in Oriente non scherzano: China Mobile la maggiore tra le compagnie telefoniche mobili, ha un numero di utenti pari a circa 218,8 milioni, mentre la seconda compagnia, China Unicom, vanta circa 53,2 milioni di clienti. Le schede prepagate hanno un costo che si aggira intorno ai 12,50 dollari e forniscono un tempo limitato di conversazione.
Stando alle autorità cinesi, le frodi via cellulare sono in costante aumento e trovano terreno fertile, grazie anche alla scarsa rintracciabilità dell’effettivo proprietario della sim card. Gli artisti della truffa le pensano tutte: dall’sms che notifica l’avvenuta vincita alla lotteria, all’offerta di certificati fasulli, dalle offerte di lavoro ad altri servizi a pagamento. Altri truffatori optano per sistemi ancora più remunerativi, come fingersi addetti di banca comunicando falsi upgrade delle carte di credito per ottenere le password di accesso.
Vincenzo Gentile