Nessuna rete di cyberspionaggio creata appositamente per trafugare documenti riservati dai computer governativo-militari dell’India. È giunta rapidamente la smentita ufficiale da parte delle autorità cinesi, che hanno categoricamente negato le recenti dichiarazioni di alcuni esperti statunitensi e canadesi.
Lo studio – presentato dal Citizen Lab della University of Toronto – aveva in precedenza scovato un complesso sistema di cyberspionaggio con base in Cina, mirato alla compromissione di infrastrutture governative, accademiche e aziendali del paese indiano. Tra i network colpiti, quello relativo agli uffici centrali del Dalai Lama e delle Nazioni Unite.
Secondo i ricercatori, gli attacchi sarebbero stati condotti su sfondo social, attraverso account compromessi di Twitter, Yahoo! Mail e Google Groups . Solo insinuazioni, almeno stando alle recenti dichiarazioni di Jiang Yu, portavoce del ministero degli Esteri del paese asiatico.
“Non ho idea di quali prove abbiano e nemmeno quali siano i motivi dietro tali documenti – ha spiegato Yu – La questione dei cracker è di portata internazionale e dovrebbe essere affrontata attraverso sforzi congiunti delle varie nazioni del mondo”. I ricercatori canadesi avevano rintracciato nella regione di Chengdu i computer maligni, ma non erano riusciti a identificare i colpevoli.
Mauro Vecchio