In Cina si può finire in prigione per aver migliorato un prodotto. Lo ha scoperto a sue spese un giovane sviluppatore, condannato a tre anni per aver sviluppato un add-on per il più popolare servizio di instant messaging locale. Violazione del copyright, recita la sentenza.
Come molti suoi coetanei cinesi, Chen Shoufu era solito usare il software QQ per chattare con gli amici. Oltre a usarlo, ne aveva anche individuato i limiti, e si era messo in testa di sviluppare un add-on per migliorarne le performance complessive.
In apparenza, quella di Chen sembrerebbe un’opera del tutto meritoria: il suo pezzo di codice, chiamato Coral QQ, elimina alcuni dei problemi del tool originale e anzi aggiunge alcune funzionalità nuove. Ma la giustizia cinese non è stata di questo avviso. Così, circa un anno fa, il nostro è stato portato in tribunale con l’accusa di violazione delle leggi sul copyright. Un’accusa semplicemente incomprensibile, visto che lo sviluppatore non ha copiato nulla, ed anzi il suo add-on necessita del software originale per funzionare.
Ma tant’è. Così, come racconta The Inquirer , dopo aver ben ponderato la loro decisione, i giudici hanno condannato Chen a tre anni di prigione, al rimborso del guadagno fin qui realizzato, nonché ad una multa di 1,2 milioni di yuan. Così, devono aver pensato, gli passerà la voglia di innovare. ( G.A )