Che la Cina avesse qualche problema con la libera circolazione delle informazioni all’interno del proprio territorio non c’erano molti dubbi. Questa volta, vittima della grande muraglia digitale cinese è il Premio Nobel per la Pace, fresco di nomina, Liu Xiaobo .
Dalle ultime notizie circolanti in Rete, sembra, infatti, che il governo di Pechino stia cercando di eliminare qualsiasi informazione sul dissidente cinese presente sul Web. Da oggi, digitare “Liu Xiaobo” o “Nobel Peace Prize” sui siti cinesi produrrà solamente una pagina di errore.
Ma la censura non si ferma alla Rete. Oltre ai più popolari siti di micro-blogging come Twitter (nei quali, fino a qualche giorno fa, i principali argomenti di discussione erano legati al neo-eletto premio Nobel), sembra che le autorità di Pechino siano pronte a staccare la corrente anche alle emittenti internazionali , CNN inclusa, qualora venga nominato Liu Xiaobo. Neppure telefonini e smartphone scappano ai tentacoli del governo , se scoperti a veicolare messaggini che raccontano della notizia.
L’ordine di impedire qualsiasi ricerca online non rappresenta semplicemente il tentativo di eliminare ogni informazione sul diretto interessato: si tratta, invece, dell’intenzione di voler colpire , in primis , il canale di trasmissione, Internet . Nel 2004 , dopo aver vinto il premio Reporters Without Borders , Liu aveva dichiarato: “Nonostante il partito continui a introdurre leggi sempre più severe contro Internet e il controllo delle tecnologie sia sempre più raffinato, non saranno mai capaci di controllare e censurare completamente la Rete”.
In carcere per “istigazione alla sovversione”, l’intellettuale cinese è stato accusato di essere tra i firmatari e i creatori di Carta 08 , documento firmato da centinaia di cittadini, con il quale si chiede maggiore democrazia e rispetto per i diritti umani. Fervido sostenitore della libertà di stampa, Liu Xiaobo ha da sempre lottato per la liberazione dei giornalisti dissidenti, pubblicando i suoi scritti in Rete, oltre che sui giornali antagonisti. Per questo motivo, nel maggio 2004, la polizia cinese è intervenuta bloccando la sua connessione a Internet e alla linea telefonica.
In questo caso, come in molti altri, l’unico commento ufficiale arriva dalla dichiarazione del Ministro degli Esteri cinese, letta da un conduttore televisivo nazionale, nella quale si definisce “un’oscenità” la decisione del collegio del Nobel di conferire il premio a un “criminale condannato dalla giustizia cinese”.
L’assegnazione del premio riaccende la polemica sulla censura della Rete da parte delle autorità cinesi. Queste ultime, infatti, sono note per la chiara volontà di praticare un severo filtraggio nei confronti delle informazioni online, condotto, secondo il palazzo, per motivi di sicurezza nazionale e stabilità del governo. Lo scontro più aspro che si ricordi è, di certo, quello portato avanti con Google, dopo il quale quest’ultima ha deciso di lasciare la Cina ed effettuare un reindirizzamento degli utenti BigG verso Hong Kong.
Cristina Sciannamblo