Scontro frontale tra i governi di Cina e Stati Uniti, nelle scosse d’assestamento dopo il cyberterremoto nei database dei più prestigiosi quotidiani a stelle e strisce. Da Pechino, il centro nazionale di coordinamento per le emergenze informatiche ha denunciato un aumento progressivo negli attacchi informatici alle infrastrutture digitali di aziende locali e pubbliche istituzioni.
Tra i portali <em<china.com.cn e people.com.cn , un’ondata di attacchi cibernetici proveniente da una serie di indirizzi IP localizzati all’estero, in particolare negli Stati Uniti . Dal settembre 2012 allo scorso febbraio, le autorità cinesi hanno rilevato un totale di 85 incursioni, con quasi 6mila tentativi d’intrusione tramite IP a stelle e strisce.
Le accuse scagliate dal governo di Washington farebbero dunque parte di una pericolosa campagna denigratoria, dal momento che lo stesso paese asiatico risulterebbe tra le vittime preferite dagli hacker internazionali (per non dire statunitensi). Continuando a negare ogni forma di coinvolgimento nei recenti attacchi al New York Times e al Wall Street Journal , gli alti ufficiali cinesi non vorrebbero iniziare una vera e propria cyber-guerra.
Al contrario, gli Stati Uniti dovrebbero garantire la piena collaborazione nell’adozione di regole più precise e severe. In tutta risposta, il national security adviser di Obama Tom Donilon ha preteso che il governo cinese interrompa il furto esteso di dati dai network degli States , accettando “le ragionevoli norme di comportamento nel cyberspazio”.
Mauro Vecchio