Botta e risposta tra Stati Uniti e Cina per quanto riguarda ban e fornitura di tecnologie. L’apertura dello scorso anno che aveva fatto ipotizzare una distensione dei rapporti tra le due superpotenze è archiviata. All’annuncio del prolungamento della permanenza di Huawei nella Entity List di Washington e a quello relativo all’impossibilità per il gruppo di Shenzhen di acquisire componentistica americana da destinare ai propri dispositivi, risponde Pechino: anche il colosso asiatico avrà la sua Entity List e dentro ci finiranno alcune tra le più note realtà a stelle e strisce.
Anche la Cina avrà la sua Entity List
Apple, Qualcomm, Cisco e Boeing per iniziare, ma è possibile che in ultima istanza l’elenco possa essere più esteso. La finalità dichiarata è la stessa ovvero impedire che realtà estere minaccino la sicurezza nazionale o le proprietà intellettuali appartenenti ad aziende locali.
Un blocco in tal senso, nel caso in cui dovesse riguardare non solo la fornitura delle componenti, ma anche la vendita dei dispositivi, potrebbe avere conseguenze importanti per le realtà USA citate poc’anzi: si pensi ad esempio all’erogazione dei servizi o alla commercializzazione dei prodotti (smartphone, computer ecc.) destinati agli utenti cinesi, ma anche alla fornitura dei velivoli alle compagnie aeree.
La fonte dell’indiscrezione odierna non esclude nemmeno la possibilità che a Pechino venga avviata un’indagine al fine di far luce su potenziali comportamenti anticoncorrenziali da parte delle società statunitensi.
Restando in tema, solo pochi giorni fa gli USA hanno confermato l’intenzione di localizzare all’interno del proprio di territorio la realizzazione di chip presso impianti gestiti da Intel e TSMC (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company). La Cina ha risposto nel fine settimana con un finanziamento da 2,2 miliardi di dollari a SMIC (Semiconductor Manufacturing International Corp), uno sforzo economico dalla finalità del tutto simile.