Dopo continue pressioni da parte dei governi occidentali, il viceministro cinese del commercio, Jiang Zengwei, ha annunciato una più stretta cooperazione con gli Stati Uniti, il Giappone e l’Europa per fermare il fenomeno della pirateria nel paese.
Il Governo ha annunciato tale misura durante una conferenza stampa, aggiungendo che i controlli saranno completati entro la fine del mese di ottobre del 2011. Per arrivare a tale obiettivo la Cina promuoverà una campagna, della durata di sei mesi, per reprimere la violazione della proprietà privata e con la quale si raccoglieranno fondi per l’acquisto di copie legittime di software.
La questione, in un paese dove pirateria e contraffazione hanno fin ora rappresentato la norma, riguarda l’atteggiamento delle autorità che hanno “trascurato” per molto tempo i trasgressori. Tale approccio del Governo aveva infastidito, nel mese di gennaio, gli Stati Uniti , che avevano presentato una denuncia nella quale evidenziavano che la Cina non stesse facendo abbastanza per rispettare gli accordi sul commercio nel campo dei brevetti, del copyright e dei marchi. La decisione, al vaglio del WTO, potrebbe consentire agli Stati Uniti di chiedere un risarcimento alla Cina e persino di imporre sanzioni commerciali.
In concomitanza con l’annuncio del Governo, Microsoft ha annunciato di aver presentato una denuncia contro le società cinesi concernente la vendita di computer con dei software pirata preinstallati. L’azienda USA è stata una delle principali vittime della pirateria al di là della Grande Muraglia, e ha lavorato a lungo per tentare di fermare il fenomeno nel paese. “I computer con software preinstallati non autorizzati – ha dichiarato il responsabile Microsoft per la proprietà intellettuale in Cina, Yu Weidong – sono sempre stati un problema fondamentale per l’industria che deve essere risolto”.
Nel mercato del software, però, il governo cinese aveva tentato attraverso una legge di reprimere il fenomeno . In particolare , in tale legge si obbligava a vendere i PC con software originale e licenze annesse. Grazie a tale normativa la vendita di PC muniti di software legale è aumentata dall’88 per cento del 2007 al 98 del 2009. Secondo un rapporto della Business Software Alliance e IDC , tuttavia, nel 2009 circa il 79 per cento del software utilizzato in Cina è stato comunque contraffatto.
In Cina, in ogni caso, la pirateria non interessa soltanto il settore del software: DVD, beni di lusso e persino quello farmaceutico sono tutti comparti interessati da fenomeni di contraffazione e copia non autorizzata.
Raffaella Gargiulo