Che un gioco possa spingere alla protesta e a scendere in piazza per manifestare il proprio dissenso lo sappiamo bene in Italia, dove sono migliaia i tifosi di calcio pronti alla mobilitazione. Ma la stessa cosa succede in Cina, dove a far scaldare gli animi è stato un gioco online.
Hot Blooded Legend è un classico MMORPG che qualche anno fa aveva appassionato generazioni di netizen cinesi. Poi la concorrenza l’aveva relegato in un angolo della Rete, ma lasciando un segno indelebile nei ricordi di quei primi giocatori.
Quest’estate i produttori avevano quindi deciso di rimettere in piedi quel mondo tanto amato. Tuttavia ben presto è stato chiaro ai netizen, attirati dalla nostalgia, che “The Legend Return” non era un remake omaggio a quel mondo virtuale mai scordato, ma una mera operazione commerciale.
Le atmosfere non sarebbero, secondo i giocatori, le stesse, le classi limitate, le possibilità anche. Il tutto sarebbe poi condito da miriadi di banner pubblicitari e da innumerevoli mini operazioni commerciali con soldi veri: comprare oggetti, avanzare di livello, raggiungere nuove caratteristiche, sono le opzioni che si aprono all’utente disposto a sborsare una manciata di monete (solo della valuta corrente). Anche senza avventurarsi in pericolosi dungeon o sanguinose battaglie.
Altro che leggenda. La questione ha fatto ribollire il sangue ai giocatori, che si sono sentiti traditi da una pubblicità ingannevole. Hanno quindi organizzato una protesta online: all’inaugurazione del nuovo MMORPG migliaia di avatar si sono dati appuntamento per bloccare gli ingressi delle città del mondo virtuale.
Il contrattacco degli amministratori non è tardato : la chat room dove si stava protestando è stata più volte chiusa, i personaggi trasportati agli antipodi rispetto ai centri abitati virtuali o chiusi nella “black room”. Ma ormai la frattura dai giocatori sembra insanabile.
Claudio Tamburrino