Sembra un piano di controllo finemente organizzato quello che le autorità cinesi hanno deciso di attuare per monitorare le attività condotte in Rete dai cittadini. Solo qualche giorno fa la Cina era vicina all’approvazione di una legge che prevede l’identificazione di tutti i navigatori digitali per evitare, secondo i vertici di Pechino, attività fraudolente come il furto d’identità o specifiche violazioni della privacy. A rafforzare la stretta sul flusso delle informazioni in circolazione su Internet la Cina ha ora approvato a stretto giro un nuovo pacchetto di misure che impongono ai service provider un ruolo attivo nella segnalazione e repressione dei contenuti considerati “illegali”.
Secondo l’agenzia di informazione nazionale Xinhua, i fornitori di connettività avranno il compito di “interrompere istantaneamente la trasmissione” di qualsiasi informazione sgradita, non prima di averne dato conto alle autorità . Oltre a richiedere i dati identificativi, i fornitori di servizi dovranno dunque vigilare sui contenuti in circolazione tra i netizen cinesi.
Le nuove disposizioni concederanno nuovi poteri ai dipartimenti di supervisione, inclusi i mezzi tecnici per prevenire, interrompere e punire coloro che lederanno la privacy online . Gli utenti che si accorgeranno di presunte violazioni da parte dei network a cui si è iscritti e che lamentano disturbi causati dall’invio di messaggi pubblicitari avranno il diritto di chiedere ai service provider l’eliminazione dei dati segnalati nonché altre misure per interrompere tali pratiche. In base alle norme inserite nel nuovo pacchetto legislativo approvato dal nuovo leader Xi Jinping, i trasgressori possono incorrere in sanzioni , compresa la confisca dei guadagni illeciti, revoche delle licenze e la chiusura dei siti Web, così come il divieto di esercitare in futuro attività legate a Internet.
La nuova stretta cinese sulle connessioni alla Rete rivela, secondo alcuni, il timore che le autorità di Pechino nutrono nei confronti delle possibilità offerte dall’ecosistema digitale. “Sono ancora molto paranoici sul potenziale effetto destabilizzante di Internet”, afferma Willy Lam , osservatore politico all’Università Cinese di Hong Kong, il quale mette in luce le difficoltà rappresentate dalla volontà di controllare il gigantesco flusso di contenuti: “sono sul punto di perdere il monopolio sull’informazione, ma ancora desiderosi di controllare la diffusione delle opinioni”.
Misure che, come già sottolineato dalla più grande azienda di Internet nazionale, Sina Corp, avranno l’effetto di “ridurre sensibilmente” il traffico sui principali social media cinesi.
Cristina Sciannamblo