Il ministro degli esteri cinese ha rispedito al mittente le accuse di Google, che puntava il dito nuovamente contro il governo di Pechino per i problemi che nel Paese ha riscontrato con gli accessi a Gmail.
“È un’accusa inaccettabile”, ha detto il portavoce del ministero Jiang Yu.
Il primo episodio che aveva visto creare il triangolo internazionale Mountain View-Pechino-Washington risale a ormai più di un anno fa e aveva al centro sempre Gmail: alcuni disservizi con la web mail erano stati imputati da Google a tentativi di attacchi da parte del governo cinese. Che anche in quell’occasione si era strenuamente difeso, definendo le accuse “senza basi”. Tuttavia la pista governativa è rimasta aperta, anche se Google non è mai riuscita a portare prove concrete, a parte alcune tracce che sembrano ricondurre l’origine dei cyberattacchi a due università cinesi.
Ad attirare l’attenzione di Google nei confronti del tecnocontrollo governativo, anche la tempistica degli ultimi episodi, coincisi con l’organizzazione di una protesta online e con una generale intensificazione dei blocchi imposti ai contenuti dei siti stranieri in Cina e ad una censura più stretta di quelli domestici.
Claudio Tamburrino